Il rumore sui big data? Un film già visto

Lo dice Fredi Agolli, Country manager di Informatica a commento dell’aggiornamento della propria piattaforma di integrazione.

Informatica ha rilasciato Informatica 9.1, stato dell’arte della propria piattaforma unificata per l’integrazione dei dati, frutto, quindi, di quasi vent’anni di sviluppi. La società la indirizza a far parte attiva nel mondo dei Big data.
Ne parliamo con il Country manager Fredi Agolli, cominciando proprio dal concetto di dati.

Perché oggi tutti ora parlano di big data?

Si ripete il film che abbiamo visto con il cloud, fenomeno di cui noi cominciammo a trattare nel 2008, di cui oggi tutti parlano ma che è un mercato ancora embrionale. Sui big data c’è lo stesso scenario.
Con la versione 9.1 della nostra piattaforma noi proseguiamo un discorso iniziato anni fa, mettendo a disposizione dei connettori per furire di dati transazionali e sociali.

Quali sono le differenze rispetto alla versione precedente?

Non sono enormi. Ora, appunto, ci sono i connettori per la connettività a grandi volumi di transaction data, compresi quelli social, eai file system Hadoop. Stiamo, in sostanza, eseguendo la nostra visione cloud in modo sistematico.

Chi vi sta seguendo in questo percorso?

Negli Usa abbiamo fatto il punto sul primo semestre. Là il cloud sta accadendo. Ora ci aspettiamo il salto anche qua. È un salto generazionale: si tratta di usare un servizio invece che acquistare un software. Di big data ne parlano i big vendor, ma non c’è un vero mainstream. Peraltro ci si aspetta molto.

Possiamo disegnare un identikit dell’azienda utente di big data?

Si tratta di aziende medio-grandi, con dati transazionali in costante crescita e cominciano ad arrivargli anche dai social media. Ma anche con dati real time di tipo batch. Come le grandi banche, le telco, le aziende della Gdo, che hanno a che fare con utenti in modo diretto. Realtà con utenti nell’ordine delle centinaia di migliaia.

La vostra piattaforma sembra quindi voler anticipare il mercato.

È sempre stata la nostra caratteristica, anche quando facevano data integration ed eravamo avanti rispetto all’Etl. La nostra piattaforma deve precorrere i tempi, con cognizione di causa. E lo fa introducendo il principio della trasparenza dei dati. Noi mettiamo a disposizione i dati in modalità intellegibile. Sta poi all’utente decidere che farne.

La modalità self service si inserisce in questo quadro di trasparenza?

È la cosa che ci differenzia. Noi facciamo vedere all’utente servizi basati sui dati. Accedere chiaramente a un dato non è una cosa scontata, dipende da dove si trova. Informatica rende disponibili servizi basati sull’accesso ai dati in modo trasparente. Profilazione, self-checm assessment fanno i data services, ossia ciàò che serve per fare business intelligence.

E in Italia cosa accade?

Che cresciamo continuamente. Quest’anno nel primo semestre abbiamo già fatto tutto il fatturato del 2010. Il che significa crescere a tre cifre. Facciamo contratti con grandi realtà finance, telco, retail. Ma anche con utenti medi, con spending inferiori. Perché le esigenze di Master data management, di data quality, sono le medesime. Cambia solamente il volume dei dati.

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