Il rilancio delle imprese parte dai distretti high tech

In Italia sono già attivi 11 distretti ad alta tecnologia. Ma le Regioni e il ministero guidato da Letizia Moratti stanno investendo, specie al Centro-Sud, per avviarne altrettanti.

I distretti ad alta tecnologia sono la strada per ritrovare la competitività del nostro Paese. Questo messaggio, sottolineato dal presidente della Camera di Commercio di Milano, Carlo Sangalli, è stato più volte ribadito durante il recente convegno sui distretti. Prima di dare l’avvio al meeting, Sangalli ha osservato come la lenta crescita del mercato nazionale sia accentuata anche dalle debolezze delle economie europee.


Ha, tuttavia, osservato che la Lombardia presenta dati di dinamismo e testimonia come le aziende della Regione siano tra le più attive in fatto di ricerca (un’azienda su quattro è lombarda) sta di fatto che la sfida della competitività è molto complessa e richiede l’apporto del Governo, per incentivare le nuove imprese high tech, per offrire consulenza alle Pmi del Mezzogiorno e per sviluppare nuovi talenti.


A questo proposito Sangalli ha anticipato che sta per essere attivato il Palazzo dell’Innovazione, costato un investimento di 30 milioni di euro, che si propone di trasferire tecnologie alle Pmi.


Il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della ricerca, Letizia Moratti, nel suo intervento ha sottolineato che l’impegno del Governo si è concentrato su tre filoni: qualità della vita, competitività del Paese e sviluppo sostenibile.


Per cercare di stimolare la competitività, il ministero è partito da un’analisi della struttura del Paese, evidenziando le criticità presenti, tra le quali il basso valore aggiunto offerto dall’high tech nazionale. Da qui lo stimolo di cercare di investire in risorse e di creare valore nei settori più critici, «come quello manifatturiero – ha sottolineato Moratti – affinché si creeino le premesse per nuovi slanci produttivi, come per esempio la produzione di nuovi materiali e l’utilizzo di un’It più diffusa. In questo contesto i distretti ad alta tecnologia possono portare alle creazione di imprese in grado di dare nuovi impulsi all’intera area».


A oggi, in collaborazione con Regioni, Enti locali, imprese, università, società di ricerca, e sfruttando il sistema del venture capital, sono stati creati 11 distretti high tech, attivi su diverse iniziative: tecnologie Ict wireless e wireline nella Regione Piemonte; nanotecnologie nel Veneto; tre i distretti in Lombardia, biotecnologie, Ict e nuovi materiali; sistemi intelligenti integrati in Liguria; meccanica avanzata in Emilia Romagna; biomedicina molecolare nella Regione Friuli-Venezia Giulia; aerospazio difesa nel Lazio; materiali polimerici e composti in Campania e infine micro e nano-sistemi in Sicilia.


Ma altri 11 distretti sono in fase di approvazione, ha anticipato il ministro, su tematiche quali: bioscienze; sicurezza e qualità degli alimenti; prevenzione rischi idrogeologici, sismici e climatologici; logistica e trasformazione; restauro beni culturali; innovazione agroalimentare; meccatronica; agro-bio e pesca compatibile; trasporti navali, commerciali e da diporto; biomedicina e tecnologie per la salute e, infine, Ict.


Tutte queste tematiche saranno sviluppate soprattutto nel centro-sud Italia e le Regioni coinvolte saranno Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna e Toscana. I distretti, secondo Moratti serviranno per creare realtà ad elevata innovazione, sia tecnologica che di prodotti, e per attrarre talenti anche dall’estero, dal momento che già altre nazioni europee, come la Francia, stanno prendendo a modello la nostra struttura.


Moratti ha ricordato che il Governo con il provvedimento sulla competitività ha stanziato 1,8 miliardi di euro e che per realizzare i distretti ad alta tecnologia nel Mezzogiorno sono stati stanziati 695 milioni.


Nel suo intervento Fabrizio Cobis, dirigente Ufficio VI Direzione Ricerca del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, ha in sintesi spiegato quali sono le caratteristiche e le procedure necessarie per avviare un distretto ad alta tecnologia.


L’azione parte da un contributo condiviso tra ministero e Regione. Quest’ultima deve per prima mettere in luce l’esistenza di un terreno già fertile, rappresentato dalla presenza di aziende innovative e da una struttura in grado di coordinare le attività di ricerca.


A questo punto l’ufficio del ministero verifica la situazione e se ci sono i giusti presupposti, concorda con la regione un vero e proprio programma, vengono definite della azioni congiunte su base triennale e l’apporto finanziario di entranbe le parti in causa per avviare la creazione di un nuovo distretto high tech.

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