Il Power5 trova casa anche sotto Unix

Ibm ha annunciato la nuova gamma di server P5, aggiornamento non solo architetturale della gamma di server di fascia medio-alta. Se i processori sono chiamati a fare la differenza, non va trascurato né il corredo software né, soprattutto, la ritrovata aggressività commerciale.

13 luglio 2004 «In Italia, Idc ci dà il 29% del mercato dei server Unix. Ciò significa che c”è un 71% da conquistare». La frase in sé non pare altro che un comune proclama di marketing, tipico di chi sta lanciando qualcosa di nuovo in cui crede particolarmente. Fa specie che a pronunciarla sia Ibm, per bocca del manager dei pSeries per la regione Sud, Carlo Poggi, pienamente appoggiato dal suo “capo”, il general manager della gamma, Adalio Sanchez. Big Blue non è solita a uscite così plateali, ma forse proprio nella ritrovata aggressività commerciale sta il segno di una sicurezza che trova forza soprattutto nel significativo recupero di mercato, in un comparto dove, a metà degli anni 90, l’azienda sembrava destinata a fare da comprimaria all’ascesa di Sun, soprattutto, e di Hp, più pronte a cavalcare l’onda montante della new economy. Lo scenario appare oggi decisamente mutato, con Sun alle prese con qualche difficoltà finanziaria e di rilascio degli UltraSparc e Hp impegnata a gestire un complesso processo di convergenza delle varie architetture Alpha, Pa-Risc e Ia-64 verso Itanium. Ibm ha iniziato a ritrovare slancio e convinzione con il lancio dei Power4, i primi con infrastruttura multi-core e oggi ha buone ragioni per riporre promettenti aspettative sui nuovi processori Power5, già implementati sugli iSeries e ora disponibili anche sui pSeries, con modelli tutti ribattezzati con il suffisso p5.


Proprio nella gestione delle differenti gamme di server risiede oggi il maggior fattore di rischio per Big Blue. L’introduzione dei p5, infatti, accentua un processo di convergenza che il costruttore sta progressivamente portando avanti per semplificare la propria offerta hardware. Le macchine iSeries e pSeries già dal 1997 (quando si chiamavano As/400 e Rs/6000) dispongono di una piattaforma di base comune, ma ancora nelle versioni precedenti utilizzavano differenti schemi di indirizzamento della memoria e sottosistemi I/O, anche per meglio supportare i differenti sistemi operativi Os/400 e Aix. L’aggiornamento comune, e a breve distanza, di entrambe le linee al Power5 rende ancor più sottili le diversità tecniche, dato che ora, di fatto, tutte condividono le capacità di partizionamento e virtualizzazione proprie del processore. Il Virtualization Engine incluso nel chip, infatti, contiene caratteristiche di “micro-partizionamento”, che consentono di far girare fino a dieci server virtuali su un unico processore, ciascuno abile a gestire un diverso sistema operativo e in grado di spostare carichi di lavoro fra le varie partizioni. Una simile opportunità, nell’ottica di Ibm, dovrebbe consentire alle aziende di aumentare le possibilità di impiego dei propri server, riducendone il costo di utilizzo.


A questo punto, però, viene da chiedersi quali siano le ragioni di mantenimento in essere di due gamme distinte: «Ci sono differenti tipologie di utenti – risponde Sanchez -. Gli iSeries guardano soprattutto alla piccola e media impresa, con soluzioni pacchettizzate e l’intenzione di minimizzare la complessità di scelta e utilizzo per gli utenti. Chi lavora nel mondo Unix, invece, ha comunque necessità di prodotti maggiormente personalizzabili e con un livello tecnico superiore». Ibm non fa mistero di voler approfittare, con questa mossa, di una particolare condizione del mercato dei server, provando ad anticipare la concorrenza sul piano tecnologico, oltre ad approfittare delle altrui difficoltà già citate. Sun sta riorganizzando l’offerta in questo periodo, passando a Opteron nella fascia medio-bassa e demandando l’evoluzione verso l’alto alla piattaforma Sparc integrata che dovrà essere realizzata insieme a Fujitsu, ma non prima del tardo 2005. Hp avrà pronto proprio Unix singolo per Pa-Risc e Itanium probabilmente verso la metà del prossimo anno e non alla fine del 2004, come inizialmente previsto. Questo lasso di tempo potrebbe giocare a favore di Big Blue. Certo, i concorrenti potrebbero avere buon gioco nel far notare come il Power5 sia una piccola evoluzione del Power4, con migliorie nel processore abbastanza attese, un inevitabile aggiornamento di Aix e capacità di partizione logica acquisite dagli iSeries. In effetti, è proprio così, ma probabilmente è anche ciò che i clienti Unix di Ibm desiderano oggi, accanto a un opportuno aggiustamento dei prezzi.


La gamma di eServer p5 si declina nei modelli 520, 550 e 570. I primi due usano processore Power5 con clock fino a 1,65 GHz, mentre il terzo sale fino a 1,9 GHz. Il p5-520 è un modello a due vie con memoria di base fino a 32 Gb, cache di Livello 3 da 36 Mb, spazio fino a quattro drive Ultra320 Scsi, sei slot Pci-X, due Nic Gigabit Ethernet e una Hardware management console (Hmc) per collegare il box Linux esterno che fa girare le partizioni logiche per tutta la gamma. Il p5-550 sale a quattro vie, estende alcune delle caratteristiche sopradescritte e si presta a essere usata come macchina di supporto a Oracle 10g Standard Edition. Infine, il p5-570 esce in due differenti configurazioni. La Express ha un core Power5 da 1,5 GHz e si espande a un massimo di otto vie, puntando su utenti midrange che non fanno delle prestazioni il loro principale motivo di acquisto. La versione “piena”, invece, si espande fino a sedici vie, arriva a 256 Gb di memoria principale e monta il Power5 fino a 1,9 GHz. I prezzi sono per ora disponibili in dollari e partono dai 12.190 del 520 per arrivare ai 25.928 del 570 (non Express).


Come già accennato, anche il sistema operativo Aix ha subito un ritocco ed esce ora nella versione 5.3, che sfrutta al meglio la capacità di partizionamento prevista a livello architetturale. I server potranno però far girare anche Linux on Power e la precedente versione 5.2 di Aix (che potrà gestire partizioni solo su singolo processore).

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