Il Pc è più al sicuro se si naviga con Chrome

Questa è la conclusione cui sono giunti gli esperti della società Accuvant, che hanno messo a confronto i tre browser più diffusi per evidenziare punti di forza e debolezza a proposito dell’argomento sicurezza.

Oggi il browser deve essere la prima barriera
contro gli attacchi informatici. Il software che si utilizza quotidianamente
per “navigare” in Rete è diventato, col trascorrere del tempo e con
l’evolversi del web, uno strumento sempre più complesso, chiamato a supportare
numerosi standard, molteplici formati, un numero elevatissimo di specifiche e
una pletora di contenuti tra loro completamente diversi.

Un software così complesso qual è il browser deve
erigere una muraglia tra tutto ciò che è presente nelle pagine web e il
sottostante sistema operativo. Un browser che utilizza in modo efficace le
moderne tecniche di “sandboxing” si rivela certamente molto
più robusto e, quindi, più indicato per una navigazione in Rete sicura.

Nella loro lunga e dettagliata analisi, gli esperti
di Accuvant hanno voluto tracciare un identikit dei tre browser web al
momento più utilizzati al mondo: Microsoft Internet Explorer, Mozilla Firefox e
Google Chrome evidenziandone punti di forza e debolezze per ciò che riguarda
l’argomento sicurezza.

Abbiamo scoperto che Google Chrome
effettua il miglior lavoro in termini di sandboxing
“, ha dichiarato
Chris Valasek, uno degli esperti di Accuvant che vede tra le sue fila anche
Charlie Miller, noto ricercatore di sicurezza che spesso ha messo in crisi le
misure di sicurezza adottate sui device di Apple. Secondo gli autori
dell’indagine – alla quale ha contribuito anche lo stesso Miller – Chrome
avrebbe bloccato qualunque tentativo di fuoriuscita dal “recinto”
perpetrato dal parte di codice dannoso inserito all’interno delle pagine web.
Al secondo posto, Internet Explorer mentre molto più distaccato appare Firefox
che ancora non utilizza, purtroppo, alcun meccanismo di sandboxing. Secondo
Valasek, l’ultima versione del browser Microsoft si colloca al secondo posto,
non lontano dalla vetta, perché il sistema di sandboxing funziona bene seppur
un codice maligno possa avere una maggior libertà d’azione rispetto a Chrome.

Il profilo utilizzato per congegnare la sandbox di
Chrome prevede che i processi del browser possano accedere al contenuto di un
ristrettissimo numero di cartelle preservando così il resto del sistema
operativo ed i file personali dell’utente. A qualunque elemento caricato dai
processi di Chrome viene altresì impedita la creazione di qualunque genere di
network socket con lo scopo di comunicare direttamente, attraverso la rete
Internet, con i vari server. Secondo i ricercatori di Accuvant, di contro,
Internet Explorer sarebbe autorizzato all’accesso in lettura su molte aree del
sistema ed impone poche limitazioni sulla creazione dei network socket. Ciò
significa che un aggressore che riuscisse a far leva su una vulnerabilità
insita del prodotto di Microsoft, avrebbe la vita più facile per accedere ai
contatti, ai documenti ed agli altri dati conservati sul sistema della vittima.

L’argomento sandbox è stato più volte oggetto di
analisi da parte dei ricercatori di sicurezza: già a
suo tempo
avevamo pubblicato una comparativa tra i principali
browser presenti sul mercato. “Le sandbox consentono di alzare
notevolmente il livello di sicurezza
“, aveva fatto presente il noto
ricercatore Dino Dai Zovi, “tanto che gli aggressori debbono orientarsi
verso altre tipologie di attacco quali, ad esempio, la distribuzione di falsi
programmi antivirus
(rogue antivirus)”.

Secondo Accuvant, inoltre, Chrome si comporterebbe
meglio degli altri due rivali nel mettere dei paletti alla libertà d’azione dei
plugin installati. Come noto, infatti, tali componenti ampliano le funzionalità
del browser web: un aggressore che riuscisse a sfruttare una lacuna di un
plugin oppure un malintenzionato che persuadesse l’utente ad installare un addon
dannoso avrebbe ben poche possibilità per provocare danni.

Anche sul piano dell’esecuzione di codice JIT (just-in-time),
Chrome avrebbe evidenziato un migliore comportamento: i criminali informatici
hanno spesso utilizzato tecniche JIT per convertire codice JavaScript in codice
macchina capace di dribblare le funzionalità di protezione del sistema quali ASLR.

Il report elaborato da Accuvant, va ben
evidenziato, è stato commissionato da Google: gli autori dello studio,
tuttavia, tendono a rimarcare come sia stata loro concessa massima autonomia
nella definizione dei parametri e della metrica da usare. Affinché il materiale
utilizzato per condurre le prove possa essere attentamente esaminato, gli
esperti di Accuvant hanno rilasciato circa 20 MB di dati che includono
informazioni sulle metodologie usate e gli strumenti software adoperati.

Facendo riferimento a questa pagina, tutti gli interessati possono
scaricare l’indagine di Accuvant in formato PDF (102 pagine complessive)
insieme con le applicazioni usate per condurre i test e trarre le varie
conclusioni.

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