Il nuovo modello “n-tier” del commercio b2b

Automatizzare i processi di approvvigionamento e di distribuzione integrando la catena del valore su Internet, allo scopo di ottimizzare la propria gestione commerciale. Questa può essere una definizione (non certo l’unica), per indicare il senso della partecipazione di un’azienda a un portale marketplace capace, al tempo stesso, di dare il peso della convenienza economica, ma anche di gettare un ponte verso le immancabili complessità tecnologiche che ne stanno alla base. Spesso, infatti, le soluzioni per il cosiddetto “business to business” vogliono tempi lunghi di implementazione. I grandi vendor di tecnologia, allora, puntano su un’architettura tecnologica nella quale gran parte delle funzionalità sono presenti nel sistema proposto e una piccola frazione è da personalizzare sulle esigenze tecnologiche dell’azienda utente. Sarebbe altrimenti impossibile mettere in contatto migliaia di società (perché questo è l’obiettivo numerico ultimo dei marketplace). Parliamo di software, quindi. Un software in grado di riproporre, in modalità riveduta e corretta, il modello “n-tier”, l’unico che può mettere in contatto due sistemi informativi differenti. I meccanismi di trasmissione e le modalità operative, infatti, sono differenti. Si deve passare, in effetti, dallo scambio di dati fra applicazioni su reti Ethernet o Wan, a trasmissione di oggetti trasparenti alle applicazioni stesse su Ip. Il salto è quantico e, per simboleggiarlo, basta una sigla: Xml. Il software di base dei marketplace, infatti, ha un’architettura a più livelli che comunicano fra loro via Xml.
Il primo livello visibile all’utente è il front Web, che colloquia con un server Web che genera pagine dinamiche. Il secondo livello è dato dal server e gestisce, come in passato, le funzionalità logiche del sistema, definendo le regole di business. Il terzo livello, ancora sul server, dà l’accesso ai dati contenuti nel database. Gli oggetti presenti su questo livello devono poter tradurre le richieste di accesso nel linguaggio necessario per accedere alle informazioni del database e allo stesso modo devono ritradurre i dati trovati nel database nel formato in cui sono arrivati (Xml) per poterli restituire al portale.
Quella appena esposta, molto succintamente, è la chiave di lettura tecnologica che Aeonware dà alla problematica tecnologica di implementazione di un marketplace. Ma non è l’unica. Molti altri vendor sono impegnati su questo fronte. Come Oracle, che propone la propria visione “proprietaria”, chiamata Oracle Exchange, una piattaforma che si appoggia alle tecnologie Oracle Database e Oracle9i Application Server. Anche qui i componenti della piattaforma utilizzano Xml come tecnologia chiave per lo scambio dei dati, l’integrazione dei processi e quella applicativa. Ruoli cardine dell’architettura Oracle in materia di Xml sono svolti dal Message Broker, una tecnologia che integra gli applicativi a scopo colloquio costante, e da Oracle9i Portal, elemento di Oracle9i Application Server, che personalizza a livello di utente, via browser, l’integrazione applicativa. Parlando di tecnologia per i marketplace, poi, non si può dimenticare quella di Commerce One, subito sposata da Sap, il cui scopo finale è la costruzione di una Global Trading Web, cioè una rete mondiale di marketplace nella quale l’azienda utente può muoversi con estrema libertà. Per questo l’approccio è basato sull’implementazione di building block, di volta in volta integrabili nei processi produttivi interni.
Con MarketMaker, Broadvision punta ad automatizzare le transazioni delle aziende con una comunicazione uno-a-uno attraverso tutti i partecipanti al marketplace, che devono poter agire autonomamente, cercando prodotti, negoziando, caricando i cataloghi. Alla base di questa autonomia c’è un data mart fatto dai profili utente, dai contenuti, dai dati.
Anche la tecnologia di iPlanet, Market Maker, dispone di un kit di componenti che possono essere utilizzati per aggregare i cataloghi dei fornitori, fare aste, partecipare a negoziazioni on line, applicare vari modelli di prezzo e così via. È da notare che il portale della piattaforma di iPlanet è basato su componenti della piattaforma J2ee (Java 2 Enterprise Edition) e usa interfacce basate sulla tecnologia Java Server Pages che, tradizionalmente, consente notevoli personalizzazioni del look’n’feel. I cascading style sheet della Jsp, infatti, consentono di implementare cambiamenti al livello più elevato, che poi sono ridondati in scala gerarchica.
Una piattaforma aperta che permette agli utenti di interagire con più partner su Web è anche nelle mire della triade Ibm/i2/Ariba. La prima
fornisce servizi di consulenza, software, hardware e servizi di hosting. La seconda apporta la piattaforma TradeMatrix per il supporto decisionale e la gestione del processo delle forniture. La terza fornisce le soluzioni di automazione.
Ultima arrivata, in ordine cronologico, in Italia, iMediation con iChannel ci propone una soluzione per la gestione di offerte, commissioni, contratti, richieste di quotazioni, rilevazione delle prestazioni dei partner, presentazione dei contenuti, gestione del marchio e co-marketing, reportistica, funzionalità, quest’ultima, che permette di acquisire dati di comportamento su Web. Dal punto di vista della tecnologia, dunque, iChannel ha elementi base nell’uso di Xml, nel tracciamento dell’attività utente, tramite la tecnologia VirtualSite, che memorizza i dati di interazione in un database Oracle, nel meccanismo di registrazione dell’utente Web, che raccoglie tutte le informazioni pertinenti all’account e permette di trattarle a scopi commerciali e strategici.

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