Il mondo della Tv digitale attende l’arrivo di Dalhia

Il bouquet a pagamento del gruppo svedese Wallemberg dovrebbe sfidare l’offerta di Mediaset Premium

La crisi economica incalza, impoverendo l’offerta dei canali generalisti sovvenzionati dalla pubblicità, ma lo stesso destino non pare coinvolgere il mondo della Tv digitale che rimane ancora in pieno fermento, promettendo nuove piattaforme e nuovi canali Tutti i player del mercato televisivo in questo delicato momento economico si mostrano straordinariamente vivi e propositivi. A Viale Mazzini, ad esempio, i vertici in “prorogatio” della Tv pubblica hanno dimostrato una vitalità (digitale) senza precedenti. Proprio quando il destino delle loro poltrone appariva già segnato, hanno fatto esordire Rai Storia (Digitale terrestre e satellite) e Salute! (tra i canali 400 di SKY), mentre rimane programmato per il prossimo autunno, dopo il successo della formula di Rai 4, il lancio del secondo canale minigeneralista ideato da Carlo Freccero e chiamato Rai 5.

Un mondo in fermento
Ma non è solo la Rai a garantire novità e ad accendere la competizione multicanale. Sul versante del satellite sempre in autunno è atteso alla prova il nuovo canale firmato Rcs e dedicato ai viaggi. Dal satellite al digitale terrestre, anche su questo fronte le novità non si contano. Circondato da forte curiosità e sorpresa è soprattutto l’avvio dell’operatività del nuovo player Air Plus. Il mondo della televisione, incline alle dietrologie e alla logica delle fazioni, si sta chiedendo “da che parte stiano” gli svedesi del gruppo Wallemberg appena sbarcati in Italia. Le tesi non si contano e per adesso chiamano in causa la storia professionale dei referenti italiani del Gruppo: quella di Paolo Dal Pino, che ha portato a casa l’affare La7 Carta Più con Telecom; e quella di Fabrizio Grassi, che si occuperà di gestire la società e sta scegliendo i partner esecutivi.

Dalhia, prossimo il lancio
Usando lo stesso marchio già utilizzato in Spagna e Portogallo, gli svedesi stanno finendo di definire tempi e modi in cui si presenterà al mercato Dalhia, il bouquet digitale terrestre a pagamento che si caratterizzerà come parziale alternativa a Premium Gallery, ma anche come possibile complemento dell’offerta del Biscione. Grassi e soci stanno tra le altre cose preparando un lancio pubblicitario di discreta rilevanza e sarà molto interessante verificare come posizioneranno il bouquet e i canali. A proposito: in fase avanzata di messa a punto sarebbero, in particolare, due canali di film confezionati da Einstein Multimedia, uno orientato a trasmettere classici, l’altro pellicole e programmi per adulti. Singolare la notizia che Dalhia starebbe preparando i canali sportivi con la consulenza di Bruno Bogarelli e di Interactive, la stessa realtà che si è appena fatta dare in cura da Tarak Ben Ammar sia Sport Italia che SI 24, cominciando a distribuire anche il secondo canale tematico via digitale terrestre e via satellite. Tra i partner italiani ci sarebbe anche la sempre più potente società romana Ieg (tra i soci Diego della Valle, Luigi Abete, Aurelio De Laurentiis, la famiglia Haggiag), che controlla Cinecittà Studios con una partecipazione del 10% nel Gruppo milanese FilmMaster.
 
Mediaset, in arrivo tre canali cinema
Ma torniamo a parlare di Mediaset. Dalhia sta per lanciare almeno due canali di film? Ebbene, dopo avere generato un robusto pacchetto pay per bambini, il gruppo di Cologno starebbe pensando di rinforzare e caratterizzare in maniera ancora più chiara la propria offerta cinema. Mya, Steel e Joy sono probabilmente percepiti dal pubblico alla stessa stregua di come i canali Fox sono vissuti dagli abbonati di Sky e non bastano a soddisfare la domanda di chi ama i film. Radiomercato racconta che sarebbero in via di preparazione tre canali, di cui almeno uno dovrebbe essere realizzato da Nbc Universal, la stessa società che produceva per il satellite, tra le altre cose, il rimpianto Studio Universal. Le ultime mosse di Mediaset paiono in parte gratificare il marketing strategico di Sky. Nell’arco di pochi mesi al Biscione hanno dovuto prendere atto che un modello di business basato sulla sola pay-per-view non era sostenibile. E un bel rompicapo deve essere connesso alla gestione degli equilibri tra share generalisti, pubblicità, proventi e ascolti digitali free e pay. Per intenderci: commercialmente un punto di share sulla pur vivace Boing vale purtroppo molto meno di un punto in più di ascolti su Italia 1; il pubblico che si dirige sui prodotti a pagamento non rende ancora quanto renderebbe se si potesse “venderlo” sulla Tv generalista. Per adesso e chissà per quanto tempo Mediaset si troverà in una situazione in cui non è affatto detto che i proventi derivanti dalle iniziative innovative compensino il fisiologico arretramento dei ricavi derivanti dalle attività tradizionali. Ma indietro non si torna e, prima o poi, il Biscione doveva per forza provare ad attraversare il guado.

Il Fiorello all’occhiello
 Ma a questa ricognizione, per essere completa, manca un tassello assolutamente decisivo. La pay di Rupert Murdoch, che si è sentita aggredita sul proprio terreno da quando Rai e Mediaset hanno deciso di lanciare la piattaforma satellitare Tivù Sat (ipotizzando pure l’abbandono delle posizioni dal 101 al 106 del telecomando satellitare), è lungi dal volere accettare senza reagire la sfida dei nuovi e vecchi competitor. La Tv generalista sta riducendo i compensi delle star tagliando i costi delle produzioni e rimandando nuovi lanci ed esperimenti? Sky risponde comprando i diritti del trofeo Sei Nazioni di Rugby e, soprattutto, strappando alla Tv tradizionale un campione dello share come Rosario Fiorello… che potrebbe essere il primo di una non lunghissima lista di artisti, la cui propria presenza in video costituisce di per sé un evento. Così è atteso su Sky anche l’arrivo di Adriano Celentano.

Chi pagherà la bolletta del calcio?
Quello televisivo è un ambiente piccolo, pieno di gente che ha relazioni lunghe e consolidate. A Cologno Monzese si sono formati molti dei manager dell’ultima generazione e il legame di Mediaset con il calcio e il mondo dei diritti sportivi è storico: legato alla scelta di Silvio Berlusconi di diventare presidente del Milan e farne un vettore della propria popolarità, ma anche a quella di lanciare Canale 5 con le epiche trasmissioni del Mundialito. Il già citato Bruno Bogarelli – che con Interactive ha preso da Tarak Ben Ammar la piena responsabilità su SportItalia – è un ex manager Mediaset. Bruno è fratello di Marco Bogarelli, tra i soci della Infront, la società che si è aggiudicata il ruolo di advisor della Lega Calcio nell’era della contrattazione collettiva dei diritti. Dentro Infront, oltre a Blatter Junior ci sono altri manager che hanno lavorato per Adriano Galliani quando l’ad del Milan era ancora impegnato nelle Tv del Cavaliere.

Ricavi inferiori all’estero
E così c’è ragione di credere che quando i pacchetti del calcio delle stagioni dal 2010 in poi saranno definiti e messi all’asta, Mediaset non partirà certamente sfavorito nella gara. Per Infront, che ha assicurato alle società di calcio un minimo garantito di 900 milioni annui e che guadagnerà il “fee” per la propria consulenza solo a partire dal superamento di questa soglia di ricavi, il compito però non si prospetta affatto facile. Si tratta di far lievitare i proventi da oltre settecento a oltre novecento milioni di euro. Per adesso è Sky a pagare la quota più salata del conto, oltre 500 milioni, mentre la parte di Mediaset è vicina ai 150. A rendere l’operazione complicata non è il trend preoccupante dell’economia: per il 2010 è auspicabile che l’occidente e l’Italia vedano quanto meno l’uscita dal tunnel della crisi. E non è nemmeno un problema di appeal del prodotto calcio: in Inghilterra, dove si è appena tenuta l’asta per la Premiership, i proventi complessivi hanno superato i due miliardi.

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