Il marketing dalla coda lunga

Chris Anderson preconizza la morte del marketing. Ma stavolta sbaglierà.

Dobbiamo a il Post, nuova avventura editoriale online di Luca Sofri, partita martedi scorso e a cui diamo il benvenuto, la segnalazione della riedizione di “La coda lunga” di Chris Anderson per i tipi di Codice Edizioni.

Il cult book nato da un blog che ha spopolato negli anni scorsi riesce oggi con una propria coda dedicata al marketing, per raccontare, è evidente, come questo cambia al cospetto del mutare di Internet con i social network.

Leggendo gli estratti proposti da il Post notiamo che la riedizione esce già vecchia, se ci soffermiamo sul riferimento che Anderson fa a Sun. Ma non è questo che conta. Vale di più che abbia messo l’evidenziatore sull’Internet esperienziale e sui meccanismi che il marketing sta interiorizzando per la creazione del consenso.

Il passa-parola come canale di promozione non è mai passato di moda. In fondo l’opinione del vicino è sempre stata “più verde” e ha sempre saputo orientare le scelte di noi consumatori. C’è che ora con il social networking può diventare automatizzata, come ci sentiamo spesso ripetere dalle aziende che realizzano soluzioni di ricerca semantica dei contenuti Web.

“Il Web sta diventando un mercato di opinioni” più che di prodotti, questa è la buona sintesi proposta da Anderson, che però la associa, con metafora apocalittica, alla “morte del marketing”. Noi ci fermeremmo alla prima parte. Perché se è vero che con il Web il prodotto di nicchia può assurgere all’attenzione globale, è forse anche più vero che il marketing potrà non concentrarsi sugli aspetti micro per badare all’intero ambiente, privilegiare il contesto più che il singolo aspetto, facendo “global suasion”, che poi sarebbe il suo ruolo. Per farlo dovrà trasformarsi, adeguarsi al Web, ma dato che lo stiamo facendo tutti non si lamenterà.

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