Il governo si pronuncia su banda larga e legge Urbani

Numerose dichiarazioni provenienti da esponenti del nuovo governo su tematiche strettamente collegate con il mondo informatico e la diffusione della banda larga nel Paese

Si rincorrono in questi giorni numerose dichiarazioni provenienti da
esponenti del nuovo governo su tematiche strettamente collegate con il mondo
informatico e la diffusione della banda larga nel nostro Paese.

Il
commento più recente è quello del ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni
che, attraverso il suo blog, fa sapere come egli condivida l’esigenza di
proseguire l’apertura del mercato delle telecomunicazioni e di avviare
l’apertura del mercato del broadcasting. “Lo considero uno dei compiti
strategici del governo, oltre che dell’attività di regolazione dell’Agcom
“,
aggiunge Gentiloni.

Secondo il neoministro ciò va attuato confrontandosi
inevitabilmente tra le parti e cita l’associazione Anti digital divide il cui
slogan è “banda larga e tariffe giuste sono diritto di tutti” che aveva nei
giorni scorsi proposto lo scorporo della rete di Telecom Italia. Secondo Anti
digital divide (Add), “deve essere attuata la divisione di Telecom Italia in
due società distinte, sul modello inglese, una che si occupi della rete e della
vendita all’ingrosso, con tariffe uguali per tutti gli operatori, l’altra della
vendita dei servizi al dettaglio, servizi che acquisterebbe alle stesse
condizioni dei competitor, dalla prima società
“.

Add critica le scelte sinora adottate enumerando altri provvedimenti
che “ premierebbero gli operatori che hanno investito nella
costruzione di una rete di accesso proprietaria e incentiverebbero tutti gli operatori a
investire in una propria infrastruttura
“.

A beneficiarne – sempre
secondo Add – sarebbero gli utenti che avrebbero maggiori possibilità di scelta
con tariffe minori e qualità dei servizi più elevata, grazie all’aumento della
concorrenza.

Il presidente del consiglio
Prodi si è pronunciato invece su un altro tema
scottante: la legge Urbani. Secondo il nuovo premier vi sarebbero squilibri
nella legislazione approvata dal precedente Governo “con atteggiamenti
fortemente punitivi verso alcuni tipi di reati ed un inspiegabile lassismo verso
altre pratiche illecite
“. 


Invece di punire e basta – ha proseguito Prodi –, bisognerebbe
capire come affrontare il tema dell’accesso alla cultura e all’intrattenimento,
completamente ridefinito dall’avvento di Internet, in modo da ampliare il bacino
degli utenti salvaguardando i diritti dei produttori
“.

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