Il governo aumenta ed estende l’equo compenso

Con il nuovo decreto colpiti tutti i dispositivi dotati di memoria. Dai cellulari ai lettori Mp3 fino al decoder di Sky

Di solito l’high tech con il passare del tempo diminuire i prezzi. In tutto il mondo ma non in Italia dove il rischio per molti prodotti è esattamente l’opposto. Merito del decreto del 30 dicembre firmato da Sandro Bondi, ministro dei beni culturali, che alza, di parecchio, la gabella dell’equo compenso.


Si tratta della somma versata dai produttori di tecnologia alla Siae per compensare la Società italiana autori ed editori delle copie private legittimamente fatte da chi ha acquistato cd e film.


Il problema è che l’equo compenso italiano è il più alto d’Europa, e colpisce con la nuova versione, oltre a Cd, Dvd e masterizzatori tutti i dispositivi dotati di memoria. Cellulari, Mp3, chiavette Usb, hard disk esterni fino al decoder di Sky dotato di memoria.


Il risultato è che la Siae, senza muovere un dito, passerebbe da un incasso di circa 70 milioni a oltre 300.


Il decreto è molto dettagliato e per ogni prodotto stabilisce quale sia la nuova tassa. Così, per i Cd-r ci sono 0,15 cent ogni 700 Mb (il compenso è aumentato proporzionalmente per i supporti di capacità superiore). Per i cd-rw audio si va a 22 cent per ogni ora di registrazione, 0,41 per i Dvd da 4,7 Gb, mentre per i Blu-Ray ci sono 0,41 cent per ogni 25 Gb. Per i cellulari il decreto prevede 90 centesimi su ogni prodotto venduto, mentre per il decoder si passa da un minimo di 6,44 a un massimo di 29 euro.


Per la Siae si tratta della “solita tempesta in un bicchier d’acqua”. E’ improprio parlare di tassa (è diritto d’autore), i soldi non vanno alla Siae ma agli artisti, non si tratta di un freno alle nuove tecnologie e neanche di uno svantaggio per il consumatore.


Ovviamente non la pensano così le associazioni dei consumatori. Altroconsumo parla di provvedimento ingiusto e il Movimento dei consumatori intende avviare una petizione online contro il provvedimento che porterà a un aumento dei prezzi dei prodotti.


Critica anche l’Anie (Federazione nazionale imprese elettrotecniche ed elettroniche)secondo la quale il provvedimento penalizza l’innovazione.

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