Il gioco online traina il fatturato e-commerce italiano

Una survey di Casaleggio Associati registra l’introduzione dei social network come strumenti di marketing e pronostica un futuro in cui il mobile diventerà il primo driver per lo sviluppo delle vendite online.

Ben lontana dall’arrivare ai livelli registrati in Gran Bretagna, dove già un anno fa gli investimenti pubblicitari sul Web hanno superato quelli veicolati attraverso il media televisivo, in tema di commercio elettronico anche l’Italia si difende.
Lo sostiene lo studio condotto per il quarto anno consecutivo da Casaleggio Associati che, messo a confronto il mercato dell’e-commerce “nostrano” con quello europeo, in quest’edizione 2010 sponsorizzata da Barclays ha evidenziato come, anche nel Bel Paese, non si possa più parlare del business che passa sulla Rete come di una semplice scommessa.

Pur premettendo che, da noi, «il boom dell’e-commerce avverrà solo quando le famiglie avranno a disposizione la banda larga per collegarsi a Internet», Gianroberto Casaleggio, presidente di Casaleggio Associati, ha reso noto come, nel 2009, il fatturato e-commerce registrato in Italia abbia di poco superato i 10 miliardi di euro «con una crescita pari al 58%, in costante aumento anno su anno».
Condotta su una base di 2.956 aziende, di cui 275 hanno partecipato attivamente alla realizzazione del rapporto, la survey ha coinvolto titolari, amministratori delegati, direttori generali e responsabili marketing di aziende che hanno sede in Italia e i cui dati sono riferiti alle vendite online a clienti finali.

Fra i principali trend portati in luce da Casaleggio vi è senz’altro quello che vede «realizzarsi sempre più spesso l’integrazione contemporanea delle componenti offline con quelle online». Subito dopo, segue la constatazione che, per il 45% degli intervistati, le strategie per differenziarsi dalla concorrenza non passano più solo dal prezzo (preso in considerazione dal 29% del campione), bensì dalla credibilità del marchio, dall’ampiezza della gamma e della fidelizzazione dei clienti, citate nel 36 e nel 31% dei casi. A frenare lo sviluppo dell’e-commerce nel nostro Paese è semmai la situazione legislativa.

«Nel caso dell’equo compenso, o dell’editoria digitale, dove l’Iva per l’acquisto di un testo digitalizzato schizza al 20%, rispetto al 4% corrisposto normalmente dall’utente – sottolinea Casaleggio – in confronto al resto d’Europa, in Italia si assiste a una politica del tutto punitiva, oltre che incomprensibile». Specie se paragonata allo spirito di apertura dimostrata dal medesimo legislatore in tema di e-commerce applicato al settore dei giochi. «Basti pensare – è il commento del nostro interlocutore – che dei già citati 10 miliardi di euro fatturati attraverso il commercio elettronico, bel il 42,2% arriva dal settore del tempo libero, principalmente rappresentato dal gioco d’azzardo».

Viene allora naturale commentare che, «se in altri segmenti dell’e-commerce si verificasse la medesima liberalizzazione che c’è stata per il pocker online, probabilmente il commercio elettronico esploderebbe anche nel nostro Paese». Ma tant’è. Che in Italia vi siano “interessanti” opportunità di crescita è il commento che ha accompagnato anche l’intervento di Howard Bell, responsabile E-Commerce di Barclaycards, divisione di Barclays Global and Retail Commercial Banking, un colosso con oltre 300 anni di storia e di expertise nel settore bancario, oggi sul nostro territorio con oltre 200 filiali bancarie, più di un centinaio di negozi finanziari e oltre 400 promotori.

Lo si evince soprattutto constatando che, in Europa, dove il fatturato stimato per l’e-commerce è pari a 307 miliardi di euro, ossia il 20% in più rispetto all’esercizio precedente, l’incidenza della modalità online sulle vendite al dettaglio rappresenterebbe ormai una quota irrinunciabile per le aziende. Ma mentre in Inghilterra, secondo Center for Retail Research, la stessa incidenza vale quasi un decimo (9,5%) di tutte le vendite fatte ai consumatori finali, in Italia, con solo uno 0,8%, rimangono ancora grandi potenzialità di crescita.

«Da noi, rispetto a tre anni fa – riprende Casaleggio -, l’unico vero player che si è imposto crescendo di 2 miliardi è mezzo è solo quello del tempo libero, seguito dal turismo, cresciuto di circa un miliardo e mezzo rispetto all’anno precedente, e dell’elettronica di consumo, che ha registrato un incremento dell’8,7% rispetto a un anno fa». Così, a parte il settore delle assicurazioni che «ha una dinamica simile ai tre già citati», tutte gli altri, vale a dire editoria, alimentare, moda, centri commerciali online, casa e arredamento, salute e bellezza, «sono ancora all’inizio».

Anche l’analisi dei gestori utilizzati per gli acquisti online in Italia non si è sostanzialmente differenziata rispetto agli anni passati, e vede ancora Banca Sella al primo posto (34,7%), seguita da Cartasi (27,3%), Paypal (20,5%) e da altri attori del mercato. Ancora una volta, chi acquista via Internet lo fa, in oltre il 31% dei casi, per approfittare della comodità di acquisto e consegna, godendo (lo sostiene il 24,5% degli intervistati) anche di prezzi vantaggiosi rispetto all’offline e, per il 20,7% dei rispondenti, anche di un’ampiezza dell’offerta più invitante rispetto ai canali tradizionali d’acquisto.

Così, se la gamma resta un fattore che differenzia di molto i vari settori, rispetto agli altri anni quello che è cambiato è l’affermarsi dei social media, «visto che una recente ricerca – afferma Casaleggio senza citare la fonte – sostiene che metà degli italiani che comprano online, sono anche presenti su Facebook, uno strumento sempre più utilizzato da chi fa e-commerce per indirizzare le visite sul proprio sito e, quindi, indirettamente per aumentare le proprie vendite».

Ma quest’anno ad affacciarsi è stato anche il mobile con i propri dispositivi che, secondo Casaleggio, nei prossimi anni diventeranno dei ponti di accesso alla rete, che si trasformerà da fissa a qualcosa di più personale «facendo del mobile il primo driver per lo sviluppo dell’e-commerce». E che il mobile sia solo all’inizio lo dicono anche i dati snocciolati sempre da Casaleggio, secondo i quali, «il 34% delle aziende interpellate che hanno deciso di investire nel 2010 sul mobile pensando di utilizzarlo, nel 10,4% dei casi, come canale promozionale, ma anche come allargamento dell’accessibilità del proprio sito, visto che il 9,5% ha già una versione mobile e, nell’8% dei casi, anche per poter vendere tramite dispositivi cellulari».

Letta in questo senso, l’analisi di Casaleggio Associati per questo 2010 lascia ben sperare chi fa e-commerce in un Paese come l’Italia che, con 10 miliardi di euro fatturati in un periodo di piena crisi economica, non è più la Cenerentola d’Europa per quanto concerne le vendite al dettaglio.

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