Il Garante mette le cose in chiaro con Google

Il colosso di Mountain View non potrà utilizzare i dati degli utenti a fini di profilazione se non ne avrà prima ottenuto il loro consenso e dovrà dichiarare esplicitamente di svolgere questa attività a fini commerciali.

La decisione di Google, risalente al mese di marzo 2012, di unificare
le policy sulla privacy utilizzate per i suoi vari servizi in un’unica
soluzione aveva finito per provocare le reazioni dei Garanti di tutta
Europa
. In molti osservavano come con le nuove ed unificate condizioni sulla
privacy fosse per Google molto più semplice combinare i dati registrati
sui vari servizi e comporre un “identikit” molto preciso di ogni utente.
Tecnicamente
era già possibile farlo ma con la nuova policy l’azienda può ottenere
di fatto l’autorizzazione dell’utente per “mettere insieme” i suoi dati.

Dopo l’attività di verifica avviata lo scorso anno sul nuovo “regolamento privacy” di Google, il Garante Privacy italiano ha voluto stringere le maglie attorno alla società di Mountain View stabilendo che l’azienda fondata da Larry Page e Sergey Brin non
potrà utilizzare i dati degli utenti a fini di profilazione se non ne
avrà prima ottenuto il loro consenso e dovrà dichiarare esplicitamente
di svolgere questa attività a fini commerciali
.

Nel
corso dell’istruttoria, caratterizzata anche da diverse audizioni con i
suoi rappresentanti, Google ha adottato una serie di misure per rendere
la propria privacy policy più conforme alle norme
“, si legge in una nota dell’ufficio del Garante. “Il
Garante ha tuttavia rilevato il permanere di diversi profili critici
relativi alla inadeguata informativa agli utenti, alla mancata richiesta
di consenso per finalità di profilazione, agli incerti tempi di
conservazione dei dati e ha dettato una serie di regole, che si
applicano all’insieme dei servizi offerti
“.

Secondo quanto stabilito, Google dovrà elaborare un’informativa sulla privacy su più livelli
spiegando da subito quali sono i dati oggetto del trattamento e dei
riferimenti aziendali ai quali gli utenti potranno rivolgersi, in lingua
italiana, per esercitare i propri diritti. In un secondo livello, ancor
più dettagliato, l’azienda dovrà chiarire le specifiche informative
relative ai singoli servizi offerti.
Per utilizzare a fini di
profilazione e pubblicità comportamentale personalizzata i dati degli
interessati – sia quelli relativi alle mail sia quelli raccolti
incrociando le informazioni tra servizi diversi o utilizzando cookie e
fingerprinting – Google dovrà acquisire il previo consenso degli utenti e
non potrà più limitarsi a considerare il semplice utilizzo del servizio
come accettazione incondizionata di regole che non lasciavano, fino ad
oggi, alcun potere decisionale agli interessati sul trattamento dei
propri dati personali
“, si aggiunge ancora dall’ufficio del Garante Privacy italiano.

Per quanto riguarda la gestione delle richieste di cancellazione dei dati provenienti dagli utenti,
il Garante ha disposto che Google è tenuta a soddisfarle entro un
massimo di due mesi dalla loro ricezione o di sei mesi se le
informazioni siano conservate su sistemi di backup.
Per le richieste di cancellazione che interessano l’utilizzo del motore di ricerca, il Garante ha invece ritenuto opportuno attendere gli sviluppi applicativi della sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea sul diritto all’oblio.

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