Il futuro della tv è sul web

Internet apre infinite possibilità per generare programmi differenziati, ridurre i costi e raggiungere target di nicchia

La fine del consumo unitario, lo sgretolarsi della fedeltà del pubblico e la sua conseguente frantumazione in mille rivoli mediali, l’avvio dell’epoca dei “nanoshare” che sembra mettere in difficoltà investitori, agenzie e centri media. Non c’è ricerca che manchi di segnalare e di registrare il declino della televisione generalista. La vecchia tv è un ferrovecchio da rottamare o le nuove forme del digitale aprono orizzonti inesplorati per tutti gli attori in campo?

Apocalittici e integrati
Le correnti di opinione si dividono in due fronti: da un lato quelli che si aprono al nuovo (gli integrati), cercando di capire le peculiarità di ciò che avanza ma soprattutto i punti di contatto con le tecnologie esistenti; dall’altro coloro che si chiudono a riccio, prefigurando disastri (i catastrofisti). Tommaso Tessarolo, blogger, giornalista, consulente di Mediaset per la tv digitale, appartiene al primo schieramento. Nel suo libro “Net Tv. Come internet cambierà per sempre la televisione”, avanza una serie di considerazioni che possiamo riassumere così: le vecchie televisioni invece di alzare muri di cartapesta contro il nuovo che avanza possono vedere internet come il loro miglior alleato.

Internet può significare il superamento di tutte le costrizioni legate al “contesto di scarsità” in cui si è costretti a operare. Poi sulla rete un broadcaster può avere a disposizione un palinsesto virtualmente infinito, da proporre a qualsiasi ora a un’infinità di nicchie di pubblico. Un palinsesto che gli spettatori possono consultare e scaricare per vederne successivamente i contenuti in tv, ma anche sul telefonino e altri dispositivi digitali. Infine conservare un film online (o qualunque altro prodotto televisivo) non ha praticamente alcun costo. Quindi anche se un titolo viene visto da un numero molto ristretto di persone genera comunque un margine di profitto significativo.

Digitalizzare i palinsesti
Tessarolo si rende conto che per un broadcaster digitalizzare i contenuti non è così semplice, per il gravoso problema dei diritti, soprattutto per i contenuti “premium” dei quali si dispone per un utilizzo geograficamente circoscritto. Ma, secondo l’autore, il gioco vale la candela. Digitalizzare un magazzino tv sarebbe solo il primo step per cogliere la sfida della banda larga. Al pubblico della rete bisogna anche proporre tematiche differenti, di nicchia, magari prodotte dagli utenti o da piccoli produttori indipendenti.

L’esplosione delle micro-emittenti
Si va verso un’epoca in cui ogni individuo dotato di una telecamera, di un pc e un collegamento web potrebbe aprire un’emittente tv. Questo significa che tutti potranno organizzarsi per creare micro-emittenti che puntano verso audience mirate, particolarmente interessanti per le nuove forme di advertising che stanno emergendo, in cui conta indirizzare il proprio messaggio al target più significativo. In rete i costi di produzione, distribuzione e marketing di un prodotto tv sono molto inferiori a quelli di una produzione classica. I network tradizionali dovranno così rivaleggiare con le Net Tv, cioè con i nuovi broadcaster nati dalla rete. Tessarolo ipotizza anche due modelli di business model per le Net Tv: puntare sulla visione free con ritorni generati dalla pubblicità, ma anche costruire un filone di programmi premium venduti in forma pay, a prezzi particolarmente accessibili.

Bocciate Iptv e Mobile Tv
Tessarolo passa poi in rassegna quelle che sono le concorrenti high-tech della Net Tv. A partire dalla Iptv, bocciata sonoramente perché rimarrà sempre la tv pensata dagli operatori di telecomunicazione: un progetto chiuso all’interno di quel mondo, a differenza dei programmi sul web, senza limiti per chi vuole trasmettere o ricevere. Tessarolo boccia anche la tv sul telefonino, che oggi è diventata un servizio a pagamento. La Net Tv grazie al trasferimento dei contenuti sul cellulare o sull’I-pod permette di fruire meglio dei programmi in mobilità, perché a differenza della Mobile Tv è gratuita. Perché la Net Tv possa diventare un fenomeno di massa, spiega infine Tessarolo, deve proporsi al pubblico ad un livello di semplicità paragonabile a quello dell’emittenza tradizionale, magari sui televisori di casa (attraverso un sintonizzatore web), abbandonando il pc.

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