Il funambolo del mobile

«Abbiamo fatto i nostri conti e preferiamo sviluppare in Italia piuttosto che in India». Questa affermazione del vice presidente Massimo Cortili, la dice lunga sull’originalità del pensiero che circola in Funambol. L’azienda della Si …

«Abbiamo fatto i nostri conti e preferiamo sviluppare in Italia piuttosto
che in India»
. Questa affermazione del vice presidente Massimo
Cortili
, la dice lunga sull’originalità del pensiero che circola
in Funambol. L’azienda della Silicon Valley ha una filiale italiana composta
da 12 persone, di cui 9 sviluppatori prevalentemente dislocati a Pavia. «In
termini di costi complessivi si risparmia a sviluppare in Italia
– spiega
il manager -, non abbiamo problemi logistici e, poi, gli italiani lavorano
di più. Per ottenere lo stesso livello di produttività di un italiano
si devono pagare due impiegati orientali»
. Evviva, speriamo che gli
altri dirigenti che si arrendono di fronte ai (falsi?) costi competitivi dello
sviluppo indiano e cinese ci ripensi. Intanto, Funambol prosegue per la sua
strada. La software house sviluppa un middleware basato su SyncMl di comunicazione
tra palmari e sistema aziendale. Si chiama Sync4J ed è, a detta di Cortili,
l’unico applicativo open source basato su SyncMl. «Abbiamo una media
di circa duemila download al mese
– prosegue il manager – di cui circa
1.800 sono effettuati da sviluppatori. Il fatto di essere open source ci fornisce
un controllo qualità praticamente a costo zero»
. In verità
solo il core dell’applicativo è open source, non lo sono alcuni moduli,
fondamentali, di connettività, i connettori ai database «che
comunque rimarranno sempre a pagamento»
e i client «che
saranno forniti in licenza Gpl (General public licence)»
. La filiale
italiana di Funambol, attiva da settembre 2003, si rivolge quasi totalmente
ai system integrator che la includono nei loro progetti. «Un altro
vantaggio è il prezzo
– conclude Cortili -, con 10mila euro
un’azienda può garantire la connettività mobile ai suoi dipendenti»
.

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