Il digitale italiano cammina ma non corre

La ricerca di relazioni forti tra agenda digitale e crescita economica si è conclusa con un arrivederci ai primi mesi del 2014.

La Tavola rotonda con Agcom organizzata da Business International si è posta il problema di come convertire l’agenda digitale in ripresa economica in senso generalmente “digitale” e nelle tre direzioni della Pa digitale, delle reti di nuova generazione e dei media.
L’attuale articolazione ha delle direttive dall’alto, ovvero dall’Unione Europea, che il nostro Governo presiederà nella prima metà del 2014. Poiché la normativa si fa nelle commissioni di Bruxelles, è essenziale che i nostri rappresentanti siano qualificati e presenti, ha detto Agostino Ragosa, Dg dell’Agenzia per l’Italia digitale.
In particolare gli obiettivi europei del piano Horizon 2020, in partenza l’anno prossimo, prevedono che alla fine del 2020 il 100% dei cittadini sia raggiunto da una banda da 30 Mbps e che almeno il 30% possa godere d’una più ampia banda a 100 Mbps. Per raggiungere questo obiettivo Francesco Caio, in un videomessaggio, ha ricordato che il Governo si è avvalso di due consulenti esteri, il Gérard Pogorel e J. Scott Marcus.


Traguardi europei? Irraggiungibili

Maurizio Dècina, (nella foto) decano delle Tlc in Italia, è stato categorico: connettere i 24 milioni di edifici italiani a 30 Mbps entro il 2020 non è un obiettivo raggiungibile”.
Un obiettivo ancora molto ambizioso ma più ragionevole è raggiungere l’80% delle abitazioni, il 40% a 30 mega e il 40% in Adsl, che secondo Dècina è possibile. Andando a fare i conti, già questo esaurirebbe i 10 miliardi di Euro che si spera vengano assegnati dall’Ue all’Italia già nei prossimi mesi.
Il Fixed Wireless Access può essere la risposta d’integrazione per completare la difficile copertura del territorio italiano”, ha poi detto Luca Spada, Dg di Ngi, azienda che sta lavorando bene proprio con il Fwa.
Tornando alla vile moneta, Laura Rovizzi, economista di Open Gate Italia, ha ricordato che “i soldi devono partire, ma soprattutto devono tornare”, perché un’economia sana non si limita a invocare fondi da spendere, bensì investe per avere grossi rientri.
“Per i 100 Mbps”, ha continuato Dècina, “un obiettivo ragionevole è 2-4 milioni di case”. Raggiungere le abitazioni non significa avere abbonamenti, né che il resto della rete abbia le necessarie capacità di servizio, “e la cablatura dipende da Telecom”, ha concluso.
“Per la rete si va verso lo scorporo funzionale”
, ha poi ricordato Antonio Preto, Commissario Agcom, “che richiederà almeno tre anni e forti investimenti”.
Presto ha risposto punto su punto alle argomentazioni del convegno, senza anticipare nulla di particolarmente rilevante per l’immediato futuro.


Moody’s: outlook stabile per le tlc

“E’ il quinto anno consecutivo di diminuzione del fatturato degli operatori di Tlc”, ha detto Carlos Winzer di Moody’s, “ma è normale perché c’è un forte legame tra Pil e fatturato delle Telecom”.
In particolare in svariate nazioni europee c’è stata una competizione interna molto forte, che ha lasciato come unica leva marketing in ribasso del prezzo. Questa situazione non ha riguardato solo l’Italia, ma anche Portogallo, Belgio e Svizzera, che muovono clientele e fatturati molto più ridotti.
In mancanza d’investimenti, l’abbassamento dei prezzi ha reso le telecom una commodity, non fornitori di servizi di alto valore e a prezzi opportuni.
Moody’s ritiene che l’abbassamento dei prezzi e la riduzione dei fatturati sia ormai arrivata al suo punto più basso, per cui nel 2014 la situazione dovrebbe cambiare, richiedendo nuovi modelli di business ad esempio regalando voce e messaggi ma offrendo servizi dati e storage di qualità.
Inoltre c’è aspettativa di consolidazioni all’interno delle nazioni che presentano troppi operatori, ma non di acquisizioni su nazioni diverse, perché non c’è liquidità e comunque le sinergie sono molto ridotte, quando non inesistenti.
In conclusione l’Italia si muove più velocemente di prima, ma ancora non possiamo raggiungere i leader. Il tesoretto di dieci miliardi che potrebbe arrivare dall’Europa non ha ancora un’articolazione chiara in capitoli di spesa. La modifica delle priorità imposte dalle nuove soluzioni digitali potrebbe comunque generare un meccanismo virtuoso. Ma sia chiaro: ancora non basta.

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