Il crowdfunding ha un futuro: Crowdfuture

Uno strumento di partecipazione si sta diffondendo nel mondo. Può essere finanziario e può servire a modificare o integrare modelli di business esistenti. L’Italia c’è.

Aprire un fronte non è mai facile e ancor di più lo diventa se improvvisamente c’è clamore intorno ad un’idea. Questo è quello che è capitato a Nois3lab nello sviluppo di Crowdfuture, un riuscitissimo evento dedicato al crowdfunding. Il progetto riguardava tutto il crowdfunding, prima che una sua componente diventasse una parola chiave del decreto che comprende le start-up. Ma attenzione, perché come non tutte le start-up sono quelle descritte nel decreto, non tutti i crowdfunding sono quelli auspicati da Passera.
Il crowdfunding è un sistema di finanziamento di idee attraverso sottoscrizioni sotto forma di piccole libere donazioni. Il principio che lo ispira cozza contro le legislazioni di tutto il mondo, per cui finora ci si è mossi in una zona di illegalità tollerata che è altamente instabile. In questa direzione è andato il Jobs Act statunitense, una legge federale varata da Obama il 5 aprile. Bisogna ricordare che benché non abbiano lo stesso iter sovranazionale e nazionale delle direttive comunitarie, le leggi federali non diventano immediatamente esecutive né lo diventano allo stesso modo in tutti i singoli Stati. Anche il Decreto Sviluppo contiene norme che vanno in quella direzione.


E’ vero crowdfunding?

Usare un nuovo strumento di finanziamento di aziende rientra sotto il cappello specifico di “equity crowdfunding”, che è una partecipazione azionaria fatta con regole diverse. “Sono azioni illiquide”, ci ha spiegato Markus Lampinen, Coo di Grow VC, “quindi hanno caratteristiche diverse dalle azioni acquistate liberamente sui mercati, ma sempre azioni restano e come tali vengono regolamentate”.
Con grande buon senso, Leonardo Frigiolini ha ricordato che “nessuna regolamentazione è buona all’inizio”, e detto da uno degli inventori di Fineco è un contributo d’esperienza importante. Oggi Frigiolini è Ceo di Unicasim, un progetto appena nato ma di una ambizione molto forte: “Vogliamo diventare il Kickstarter italiano”, ci ha detto Alessandro Costa, IT manager della Sim.
Dal documento al decreto c’è stato un lost in translation, ironizza Marco Bicocchi Pichi: “non c’è il Safe Harbor”, osserva il business angel e fondatore di Management3.
In Europa la situazione è ovviamente più articolata. Esistono tre fasce di attenzione: sotto i 100k€, sopra i 5M€ e in mezzo. “L’attuale accordo europeo opera oltre i 5 milioni”, dice Oliver Gajda dello European Crowdfunding Network, “mentre tra i 0,1 e 5 M€ ciascuno Stato ha la sua regolamentazione”. Oliver spera che anche gli italiani si associno a lui nello sviluppo di un fronte comune per discutere con le istituzioni. Motivi ce ne sono: sotto i 100 mila euro, ad esempio, è come se ci fosse un accordo, nel senso che l’UE non è interessata a regolamentare. E qui s’inseriscono le specificità, anche molto forti: in Olanda si può fare crowdfunding assolutamente legale se si opera tramite cooperative. Un esempio? La piattaforma Symbid.


Startup e dintorni

Siamo solo agli inizi della creazione di un ecosistema nel quale ci sarà bisogno di molta collaborazione. Questa nuova direzione può sembrare poco remunerativa o poco fattibile. Ma non è così, se viene attuato il beneficio fiscale del decreto Passera, che offre il 19% di benefici fiscali per chi investe in start-up. E il bacino è amplissimo: “In Italia i patrimoni privati, include aziende ed immobili, assommano a 878 miliardi di euro”, dettaglia Dario Giudici, fondatore di SiamoSoci, una startup di incontro tra investitori ed investiti; “Di quegli 878, 407 sono serviti dal private banking”. In Italia c’è Eppela, una piattaforma generalista di grande successo che ha attivamente collaborato anche a Crowdfuture, ma anche molte altre iniziative analoghe, tra le quali Starteed. “Apparentemente la normativa permetterebbe l’accesso al crowdfunding solo a chi ha già un finanziamento, quindi è molto restrittiva”, osserva Claudio Bedino, Ceo di Starteed.
Insomma c’è molta, molta strada da percorrere. Le cinque tappe ce le indica Dan Marom, ricercatore e coautore del libro The crowdfunding revolution: equity-based crowdfunding, platform explosion, co-investments, 3rd-party service providers e civic crowdfunding.
Alcune di queste sembrano montagne: buona escursione!

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome