Il Comic[o] e il Bosone

L’annuncio di ieri al Cern di Ginevra e i risvolti sulle chiacchiere in rete.

Non è facile parlare di scoperte scientifiche.
Soprattutto quando le scoperte scientifiche, o, sarebbe meglio dire le ricerche che le consentono, hanno a che fare con fisica, matematica, chimica, medicina: saperi per i quali l’improvvisazione è impossibile e la cattiva divulgazione deleteria.

Così, nella giornata di ieri, mentre al Cern si dimostrava l’esistenza del Bosone di Higgs, l’ultima delle 17 particelle elementari che compongono la materia così come noi la conosciamo e che spiega perché tutto nell’universo ha una massa, l’entusiasmo dei commentatori non poteva non trasferirsi sui social network.

E tra una disquisizione sul fatto che sia o meno corretto definire il Bosone la ”particella di Dio” (Margherita Hack e altri fisici, lo stesso Higgs compreso, si dichiarano contrari), tra una riflessione sul ruolo italiano in questa ricerca, tra uno spunto sul ruolo dell’It (Intel, ad esempio, è partner tecnico del Cern), il chiacchiericcio spicciolo non ha trovato altri spunti cui appellarsi se non il font utilizzato dagli scienziati a Ginevra per la loro presentazione.
Comic Sans.
Troppo elementare.
Troppo amato dagli adolescenti.
Troppo poco accademico, in sintesi estrema.
Come se questo fosse davvero un problema.
Come se questo fosse davvero il problema.

Così, mentre gli sberleffi si susseguivano in rete – per qualcuno è stato impossibile seguire la presentazione proprio a causa del pessimo Comic – evidentemente a molti sfuggiva il paradosso della situazione.
E continuavano a guardare al Comic come altri guardavano al dito, invece che alla luna.

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