Il Cheap information officer e il troppo self-service

Il peso dell’end user service desk sta diventando eccessivo ma la nuova complessità tornerà a favore del Cio.

Dobbiamo, ringraziandolo, a Beppe Novello, Cio del settore finanza di Fiat Group, la sagace definizione del titolo.
Il manager la usa sovente per esemplificare una tendenza che oramai conoscono tutti: chiedere al Cio di risparmiare di continuo e nel contempo fare.
Questa figura professionale, oltretutto, è al cospetto di una trasformazione dell’attività dettata dalla tecnologia e dalle richieste del business, che tende ad assegnare agli automatismi, consegnati in mano agli utenti, un peso eccessivo.

Negli ultimi anni l’It ha determinato il fenomeno dell’automazione delle infrastrutture di servizio.
Lo ha fatto sulla base dell’empirismo ma forse ha anche fatto di più: ha sdoganato una svestizione della figura It. L’utente finale aziendale ormai sa (sa?) mettere mano alle funzioni di base, come la posta elettronica, le comunicazioni, la navigazione.

È diventato troppo autonomo, ma tutto questo self service non è sinonimo di bene. Vuoi perché è da verificare che il “fai-da-te” raggiunga effettivamente lo scopo (quanti riescono a portare a termine ciò che iniziano?) vuoi perché si toglie importanza al responsabile dell’It.

Ma questo per proseguire a essere se stesso deve tornare a progettare. Ossia deve avere la forza di riprendere in mano saldamente le proprie prerogative.
In questo, dicono i diretti interessati, sarà aiutato da una complessità infrastrutturale che, per contrappasso, tornerà a crescere. Automazione e cloud, infatti, se da un lato semplificano le operazioni, dall’altro creano nuove necessità di coordinamento dei processi che solo chi maneggia la funzione It sa di poter gestire.
Allora il peso politico e pratico del Cio tornerà a crescere, perché solo lui sa svolgere il lavoro che serve.

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