Il caso Blu: un’equa spartizione

L’operatore cesserà di esistere rinunciando alla propria licenza mobile e restituendo i 15MHz di frequenza che verranno spartiti fra Tim, Vodafone Omnitel e Wind. Insieme a H3G quest’ultimi si spartiranno il resto dei rami d’azienda

7 agosto 2002 Dopo essere stato salvato
in extremis dal fallimento l’operatore mobile Blu è inesorabilmente giunto al
capolinea. E lo ha fatto sancendo una serie di accordi che sembrano soddisfare
tutti. In primis, il Ministro delle Comunicazioni e la Commissione
europea che vedono di buon occhio l’intesa che a giorni dovrebbe sancire
definitivamente l’acquisto, da parte di Tim, del 100% delle azioni dell’ormai ex
operatore alternativo per un prezzo provvisorio pari a 18 milioni di euro.
In una corretta logica di dismissione dell’intera impresa, il tutto
avverrà previo trasferimento di cessati rami d’azienda a Vodafone Omnitel, H3G e
Wind. Nello specifico, Vodafone Omnitel acquisterà una parte delle stazioni
radio Blu, H3G gran parte dei siti dell’ex operatore, mentre Wind si porterà a
casa la base clienti, il marchio Blu e una parte della rete.
Una volta cessato
di esistere come operatore, il Ministero delle Comunicazioni provvederà alla
riassegnazione in tre blocchi da 5MHz dell’intera frequenza di Blu a Tim,
Vodafone Omnitel e Wind, per la durata delle rispettive licenze Gsm.
Sostanzialmente immutata, invece, la situazione per circa 700 degli attuali
dipendenti Blu. Stando agli accordi, infatti, Tim acquisterà tutto il complesso
aziendale rimanente dopo le cessioni dei rami d’azienda, entrando così in
possesso di 830 siti, di 1.400 stazioni radio base, dei sistemi informativi
sviluppati e del call center di Firenze.

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