Il b2b non ama le Pmi

Una ricerca dell’università Bocconi stima che i maggiori volumi di fatturato arrivano dalle società che si rivolgono alle grandi aziende

14 ottobre 2003 Anticipando il Politecnico di Milano che dovrebbe aggiornare le cifre del suo Osservatorio in novembre, la Bocconi ha pubblicato i risultati di un’indagine sui percorsi di sviluppo del b2b in Italia curata da Andrea Organini dell’I-Lab della Bocconi e Stefano Micelli dell’università di Venezia.
L’indagine ha preso in esame 45 siti, in
qualche caso molto differenziati tra loro per modelli di business e fatturati, che rappresentano l’universo del b2b in Italia e che valgono 26,2 milioni di euro (e 756 milioni di transato) e che con i primi tre totalizzano circa 12 milioni di giro d’affari. Divisi in due cluster a seconda del loro interesse per le Pmi, i siti b2b realizzano un fatturato più alto quando concentrano le loro attenzioni sulle grandi aziende, tralasciando le piccole e medie imprese.
E’ la strada scelta per esempio da BravoSolution il portale che con 12 milioni di euro di fatturato e oltre 500 milioni di transato guida la classifica italiana del business to business. Secondo Federico Vitaletti, consigliere delegato di BravoSolution, “le Pmi possono essere interessate ai portali b2b se passa l’acquisto in pool. Ma in questo caso è necessario che il settore pubblico eserciti una funzione di aggregazione per le piccole e medie imprese”.

In attesa che arrivi qualche segnale dall’ente pubblico, i portali hanno ampliato la loro offerta di servizi e hanno spesso cambiato l’assetto proprietario. I venture capital, complice l’impossibilità di far fruttare i loro investimenti con il collocamento in Borsa, hanno ridotto la loro presenza dal 18% al 9% nelle società b2b mentre è in aumento la partecipazione di operatori industriali che passa dall’11% del 2001 al 39% di metà 2003 e rimane quasi invariata la quota di capitale in mano al management che dal 39% è arrivata al 36%. Il bacino di utenza dei portali è per l’85,8% italiano, il 6,7% si rivolge anche all’Unione europea e il
7,5% varca i confini della Ue. Per quanto riguarda le fonti di revenue i servizi
raccolgono il 35% delle entrate, il 33% arriva dalle transazioni e le iscrizioni
si fermano al 20%. Poco significativa è invece la raccolta pubblicitaria.

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