Il 76% delle imprese in difficoltà per il ritardo nei pagamenti

Secondo la Cgia di Mestre, ben 3.400.000 imprese italiane, pari al 76 per cento del totale nazionale, soffrono di problemi di liquidità riconducibili al ritardo nei pagamenti. A seguito dei mancati incassi, le perdite hanno toccato i 35 miliardi di euro: 1.700.000 imprese (il 39 per cento del totale) hanno segnalato che a causa di questa criticità non hanno potuto effettuare assunzioni, mentre 900.000 aziende (pari al 20 per cento) hanno valutato la possibilità di licenziare in ragione di problemi conseguenti al ritardo dei pagamenti. Infine, 700.000 imprese (pari al 15 per cento del totale nazionale) si trovano sull’orlo del fallimento. A questi risultati la Cgia è giunta riferendosi alle percezioni degli imprenditori, rilevate nel 2014 nell’ambito della periodica indagine conoscitiva condotta a livello europeo da Intrum Justitia.

Le cause di queste criticità – segnala il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussivanno ricercate nei tempi medi di pagamento effettivi presenti in Italia che intercorrono nelle transazioni commerciali sia tra imprese e Pubblica amministrazione (Pa), sia tra imprese private. Nel primo caso, i giorni medi necessari per il saldo fattura sono 165; nel secondo caso, invece, si arriva a 94 giorni. In entrambe le situazioni siamo maglia nera quando ci confrontiamo con i nostri principali partner dell’UE”.

Sebbene il decreto legislativo n° 192/2012, che recepisce la Direttiva europea contro i ritardi nei pagamenti, sia entrato in vigore da due anni, la situazione non è cambiata molto. Per legge il committente deve pagare il fornitore entro 30 giorni dal ricevimento della merce o dall’emissione della fattura. Salvo accordi tra le parti, il pagamento può slittare sino a 60 giorni e, in casi eccezionali, superare anche quest’ultima soglia.

Tenendo conto della contrazione nell’erogazione del credito avvenuta in questi ultimi anni, del livello di tassazione che rimane ancora elevato e della dilatazione dei tempi con i quali le imprese (soprattutto quelle di piccola dimensione) vengono pagate dai propri committenti, non sorprende il fatto che molte attività si trovino in seria difficoltà.

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