Il 2.0 fa capolino anche nella Business Tv

I protagonisti delle Tv aziendali raccontano la loro esperienza in un incontro svoltosi in Bocconi

E’ roba per ricchi, dice Mario Rozza di Pirelli Re. Però la Cgil si fa un Tg con 2.700 euro a puntata risponde Laura Tettamanzi di Tribeintractive.
La Business Tv ha più facce anche se i dati dell’indagine dell’osservatorio Ask della Bocconi presentati da Francesco Saviozzi dicono che al momento in Italia è materia soprattutto per grandi aziende anche se cresce il nucleo delle medie. “La soglia di fatturato è attorno ai cento milioni di euro, ma iniziano a esserci esperienze significative anche sotto questa soglia”.


Hanno tutte il problema degli archivi che stanno diventando imponenti che devono essere strutturati e con contenuti facilmente reperibili, di solito misurano i risultati e fanno soprattutto news, comunicazione istituzionale, fomazione, eventi e product review. Chi la fa pare si diverta moltissimo anche perché si ispira ai format televisivi più diffusi tipo l’intervista doppia lanciata dalle Jene. E così a confronto ci vanno anche i manager di due divisioni che si fanno la guerra come è successo in Costa Crociere.


Chi non la usa lo fa perché si concentra su altre forme di comunicazione, perché non ritiene il video particolarmente importante e perché le dimensioni dell’azienda pensa che glielo permettano.


Su questo, però, la discussione è aperta. Alessandro Bastani di Telecom racconta che la società di Bernabé ha scelto un modello completamente in outsourcing. Dentro si scrivono solo i testi e poi si appoggia su fornitori esterni che in questi anni sono diventati sempre più numerosi con conseguente discesa dei prezzi.
In Telecom si fanno clip di due minuti che possono essere viste anche sui cellulari e ovviamente si può aessere avvisati dei nuovi arrivi con un Sms.


In Costa Crociere, invece, ne hanno fatto il cardine di un programma che punta a incentivare l’innovazione dei dipendenti. Vista la babele di lingue del gruppo le trasmissioni sono in inglese con i sottotitoli e spesso le interviste si fanno sul posto, ovvero sulle navi. E lo stile è molto informale.


Più formali quelli di Bnl che non ha un canale video ma prepara trasmissioni trasmesse nelle agenzie in orari prefissati, una scelta che ha riscosso un eccellente successo.


Di sicuro, afferma Rozza, non si può fare della Btv con una qualità scarsa. Siamo troppo abituati a immagini perfette per guardare trasmissioni di basso livello qualitativo. Se il risultato è simile ai filmati amatoriale è meglio lasciare perdere anche perché, ricorda Bastani, anche con una struttura low cost i rischi di insuccesso sono grandi.


“Ci vuole costanza nella produzione ed è inutile spendere tanti soldi”. E poi i ritorni devono essere evidenti. All’inizio, sostiene il manager Telecom, funzionano le news, le comunicazioni top down poi, però, “bisogna creare dei meccanismi simili a quelli della rete”.
E anche nell’aula della Bocconi fa capolino il Web 2.0.
Se il cliente vuole avere un rapporto diverso con le aziende il dipendente non è da meno.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome