Ict ingrediente prezioso della cucina italiana

Dai prodotti di base a quelli trasformati, un mercato… gustoso anche per i dealer di tecnologie

Maggio, 2003
Italia regno della buona cucina. Un luogo comune diventato slogan ricorrente,
nel nostro Paese e all’estero, che fa buona pubblicità ai ristoratori
nostrani e che ha contribuito alla creazione di un’immagine delle nostre
casalinghe, universalmente disegnate prosperose e quotidianamente impegnate
a tirare metri e metri di sfoglia per la pasta fatta in casa. Che l’immaginario
continui pure a prosperare, se questo può far bene all’industria,
ma anche le nostre mamme hanno ormai da anni scoperto i vantaggi dei piatti
pronti, o almeno degli ingredienti prelavorati che tanto sveltiscono il
lavoro in cucina. Un vantaggio non solo per l’utenza, ovviamente, ma anche
per il gran numero di aziende che operano nell’area della trasformazione
alimentare, il terzo settore per fatturato nell’ambito manifatturiero
(dopo il metalmeccanico e il tessile-abbigliamento), che nel 2001, secondo
dati Istat e di associazioni di categoria aderenti a Federalimentare,
ha generato complessivamente 90 miliardi di euro, dando lavoro a 400mila
addetti, impiegati in 7mila aziende e in un arcipelago di oltre 30.000
tra piccole aziende e imprese artigianali.

Un settore dinamico e pieno di inventiva che punta in continuazione a
stuzzicare le golosità gli italiani, i quali sembrano gradire:
sempre in riferimento al 2001, i consumi alimentari delle famiglie italiane
sono stati pari a 108 miliardi di euro, e 57 miliardi sono invece da ascrivere
ai consumi extra domestici. In totale, la spesa per l’alimentazione nel
2001 è stata di 165 miliardi di euro. La produzione continua nella
sua crescita, con percentuali che, pur limitate rispetto al passato, rimangono
comunque superiori a quelle degli altri comparti industriali e, nel periodo
tra il 1995 e il 2001, l’incremento medio di produzione è stato
dell’11,6%, contro il +7% realizzato dall’industria italiana nel suo complesso.
Si tratta, quindi, di un settore di mercato che solo in parte ha a che
vedere con la fattoria a gestione familiare o con il laboratorio artigianale,
ma che presenta, invece, esigenze e problematiche di gestione tipiche
delle industrie, e dove i rivenditori di informatica possono trovare ampi
spazi di intervento, vista soprattutto la crescente presa di coscienza
di tali aziende, orientate a una forte competitività, sia sul piano
nazionale che su quello estero, delle opportunità di crescita offerte
dalle nuove tecnologie applicabili alla produzione.

Cibi italiani nel mondo. Ma i prodotti italiani non vengono
apprezzati solo in Patria. Anche all’estero la cucina tricolore ha i suoi
estimatori, e l’esportazione dell’industria agroalimentare ha raggiunto
nel 2001 i 13.000 milioni di euro, rendendo però il favore ai produttori
di cibi stranieri, con 11.500 milioni di euro di import.
Pasta e pummarola i prodotti più richiesti fuori confine: l’export
delle conserve di pomodoro e degli ortaggi trasformati è cresciuto
dell’11 per cento (1.100 milioni di euro), mentre quello della pasta è
aumentato del 9,1% (1.131 milioni di euro). Bene anche l’esportazione
dei prodotti dolciari (+11,8 per cento, pari a 1.450 milioni di euro),
dei prodotti trasformati della carne (+15,4 per cento, corrispondenti
a 593 milioni di euro), gli alimenti del settore lattiero-caseario (1.067
milioni di euro e una crescita del 10%).

Interessante anche la vendita all’estero di caffè (312 milioni
di euro e un incremento del 9,3 per cento) e del vino, in crescita del
7% e che nel 2001 ha portato in Italia 2.800 milioni di euro, e che conferma
la posizione dell’Italia come primo Paese al mondo per quantità
di vino esportata.
Oltre ai prodotti trasformati, particolare rilievo mantengono le esportazioni
di prodotti primari, quali l’agro-zootecnico-ittico, il cui settore ha
raggiunto un export per 4.700 milioni di euro, crescendo dell’8% rispetto
all’anno precedente. Ma quest’ultimo è stato largamente surclassato
dalle importazioni, che sono arrivate a 13.800 milioni di euro.

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