Icann: sì ai domini personalizzati

L’organizzazione prepara la prossima rivoluzione del Web. Dal .COM al nome dell’aziende, città o settore merceologico. Ma a che prezzo?

Secondo quanto riporta la stampa statunitense, dopo due anni di discussione, l’Icann sarebbe finalmente pronta alla prossima rivoluzione degli indirizzi Internet, così come oggi sono intesi.

L’organizzazione si appresta infatti a riscrivere le regole vigenti, ridimensionando de facto il peso specifico dei cosiddetti Gtld, generic top level domain, a favore dei domini personalizzati.



Non più solo.com, .net, .org, .biz, ma porte aperte a centinaia di nuove estensioni, superando quei limiti introdotti negli anni Novanta, in base ai quali, dopo il punto possono esserci o le estensioni destinate ad aziende o organizzazioni, oppure le estensioni geografiche.

L’approccio, ora, è del tutto diverso e Icann sarebbe intenzionata ad accettare estensioni generiche, quali un .auto o un .cinema, e persino marchi. Nulla di strano, dunque, se un domani ci si trovasse di fronte a un .ibm o a un .cocacola.



La cosa, naturalmente, ha un prezzo. E se registrare un dominio sotto uno del Gtld tradizionali è operazione di poco peso, gestibile attraverso un registrar, la richiesta di un Gtld personalizzato deve passare necessariamente attraverso Icann, con una spesa di 185.000 dollari per la richiesta del dominio, oltre a una quota annuale di 25.000 dollari per la sua manutenzione. Senza contare eventuali aumenti di spesa qualora lo stesso dominio sia conteso da più soggetti: in quel caso scatterebbe un meccanismo d’asta che renderebbe il tutto ancora più oneroso.



Cui prodest?, vien da chiedersi.

La nuova apertura di Icann è di fatto una risposta alle richieste di quelle aziende commerciali che desiderano ottenere e mantenere un maggiore controllo sul proprio marchio. S

enza contare che questa opzione potrebbe rappresentare una valida alternativa per quelle realtà che non sono riuscite ad aggiudicarsi uno specifico dominio. Per non parlare poi della pubblica amministrazione, che potrebbe richiedere domini personalizzati per le singole città o le singole regioni.



Icann si mostra piuttosto fiduciosa e parla della possibilità di registrare un migliaio di nuovi domini all’anno, anche se, in questa fase, un debutto dei nuovi criteri non è ipotizzabile prima del 2012, dopo il rilascio delle guideline definitive nel corso del prossimo anno.
In ogni caso, non ci sono al momento date certe, neppure per le preregistrazioni dei nuovi domini.

E mentre le società di analisi si interrogano sull’opportunità o meno per una azienda di sfruttare al meglio le nuove opzioni (posto che abbia fondi sufficienti a sostenere l’investimento, va da sé), Icann mette le mani avanti e tocca l’argomento più spinoso: la sicurezza.

Senza dubbio, soprattutto in una fase iniziale, il nuovo sistema rischia di essere macchinoso per gli utenti finali, che potrebbero trovarsi disorientati di fronte a indirizzi mai visti prima. E il disorientamento, si sa, è terreno fertile per comportamenti illeciti.



In attesa degli sviluppi della proposta, restano le perplessità.
Perplessità per un meccanismo che per i suoi costi già in partenza taglia fuori start up e piccolo e medie imprese, che non hanno fondi da destinare a un dominio personalizzato. Perplessità, soprattutto, di fronte all’ipotesi che i nuovi meccanismi possano soppiantare nel breve periodo un’esperienza consolidata come quella dei domini .com. Le abitudini, in questo caso, saranno davvero dure a morire.

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