Ibm scommette 10 miliardi sull’informatica on demand

Il Ceo della società, Sam Palmisano ha tracciato uno scenario dell’informatica “a richiesta” basato su quattro pilastri: integrazione dei sistemi, software open standard, virtualizzazione del software per un impiego più efficiente delle risorse e sistemi “autonomi” o autogestiti per limitare la comp

31 ottobre 2002 Di fronte al pubblico del Museo di storia naturale di New York, il Ceo di Ibm Sam Palmisano ha illustrato i dettagli di una strategia di investimento che vede Big Blue impegnata con 10 miliardi di dollari di budget sul fronte del cosiddetto on-demand computing, l’informatica “a richiesta”. In un attento discorso, Palmisano ha descritto questo concetto come la nuova tecnologia che garantirà alle organizzazioni aziendali un forte livello di flessibilità e rapidità decisionale. «Il business on-demand richiede sostanzialmente un diverso approccio al modo di progettare e costruire un sistema informatico», ha detto il Ceo, nominato nella carica all’inizio di quest’anno.
L’investimento da 10 miliardi di dollari comprende una spesa in conto capitale, una serie di acquisizioni e le campagne di promozione e marketing necessarie a rendere universalmente conosciuto il concetto di informatica “on-demand”. Il termine va infatti ad aggiungersi ad altre iniziative dal nome famoso, come .Net di Microsoft, Sun One di Sun Microsystems o Real time Enterprise di PeopleSoft. Ma avrà una zavorra in più di cui liberarsi: l’interferenza con l’altro termine, utility computing, oggi molto più scontato e utilizzato dagli specialisti dell’outsourcing per indicare i servizi che mettono a disposizione delle aziende le risorse informatiche commisurate esattamente alle singole necessità. Lo scenario tracciato da Palmisano si basa su quattro pilastri dell’informatica a richiesta: integrazione dei sistemi, software open standard, virtualizzazione del software per un impiego più efficiente delle risorse e sistemi “autonomi” o autogestiti per limitare la complessità operativa degli ambienti It.

Secondo Ibm, la definizione del concetto di business on-demand riguarda «le aziende i cui processi di business, integrati sull’intera filiera interna alla compagnia ed estesa ai partner, i fornitori e i clienti, siano capaci di reagire con tempestività a ogni nuova richiesta da parte dei clienti e a ciascuna nuova opportunità o minaccia». Palmisano ha dedicato qualche parola anche al quadro congiunturale, affermando di vedere qualche segno di possibile ripresa per l’economia e per l’information technology in particolare. «Ci troviamo a operare in uno degli ambienti di business più difficili e complessi di quelli che abbiamo mai incontrato nel corso delle nostre carriere» – ha detto il nuovo capo di Ibm – ma viaggiando per il mondo ho avuto modo di capire che forse abbiamo superato il momento peggiore».

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome