Ibm estende WebSphere da J2Ee a un’architettura basata sui servizi

La mossa tecnologica permetterà agli sviluppatori di costruire applicazioni con workflow integrati, regole di business e capacità di transazioni basate su reti.

28 gennaio 2003 Nella prima metà di quest’anno, Ibm estenderà WebSphere basato sull’architettura Java Enterprise Edition 2.0, a un’architettura basata sui servizi che permetterà agli sviluppatori di costruire applicazioni con workflow integrati, regole di business e capacità di transazioni basate sul network. Sebbene Ibm non sta pianificando di screditare J2Ee in alcun modo, un responsabile ha affermato che Ibm non crede che le tecnologie basate su J2Ee siano suffcienti per favorire gli ambienti di informatica on-demand emergenti. Accanto al workflow integrato e alle capacità delle regole di business, Ibm distribuirà anche un service stack Web più completo nella prossima versione di WebSphere 5.X. Il service stack Web migliorato includerà il Web Services Invocation Framework che permette interazioni indipendenti dal network tra i servizi Web, un precursore della tecnologia di un linguaggio d’esecuzione dei business process e la capacità di avere un modello di compensazione. L’architettura service-oriented di WebSphere è solo uno dei tre grandi tasselli che, secondo un portavoce di Ibm, porteranno alla Next Generation Application Server. Gli altri due sono un insieme di capacità determinazione delle decisioni, quali il self-healing, self-managing e le capacità del grid computing.

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