Ibm bene, ma condizionata dagli oneri straordinari

Un buon terzo trimestre, anche a detta degli analisti. Ma penalizzato da oneri straordinari che hanno limitato la crescita degli utili.

Gli oneri straordinari, legati alla chiusura di alcune vertenze
pensionistiche, hanno avuto un peso significativo sulla redditività di
Ibm nel terzo trimestre d’esercizio.
La società, che nei
tre mesi chiusi lo scorso 30 settembre, ha messo a segno una crescita
del 9% nel fatturato, portandolo da 21,5 a 24,4 miliardi di dollari
, è
riuscita a incrementare gli utili di un ben più modesto 1%, da 1,79 a
1,8 miliardi, pari a 1,06 dollari per azione.
In assenza di tali
oneri, i profitti sarebbero risultati in crescita del 4%, superando le
aspettative degli analisti di Wall Street.
Particolarmente positivo, a detta
degli analisti, l’andamento dei server, nel quale Ibm sembra essere riuscita non
solo a mettere a segno una crescita per il quindicesimo trimestre consecutivo,
ma anche a cogliere il vantaggio generato da una certa impasse di Hp.
La
ripartizione per geografie del fatturato vede attribuito al mercato americano un
giro d’affari di 10,1 miliardi di dollari, in crescita dell’8% rispetto al pari
periodo dell’anno precedente.
L’area Emea vale 7,3 miliardi di dollari, in
crescita in questo caso dell’8%, mentre all’area Asia-Pacifico si ascrivono 5,3
miliardi, in crescita in questo caso dell’11%.
Quanto alle aree di attività,
la divisione Global Service è cresciuta del 10% a 11,4 miliardi di dollari,
l’hardware ha messo a segno un incremento del 12% a 7,5 miliardi di dollari, il
software del 5% a 3,6 miliardi, mentre l’area Global Financing
 scivola dell’11% a 638 milioni di dollari.

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