I2 risparmia con i programmatori indiani

Per contrastare il periodo finanziariamente difficile, l’azienda sta pianificando una riduzione di costi che passerebbe anche attraverso lo spostamento del 50% delle attività di sviluppo in India.

I2 Technologies pensa di trasferire il 50% delle attività di sviluppo e progettazione delle applicazioni in India. Una analisi avrebbe evidenziato un notevole potenziale risparmio in termini di costi della forza lavoro e I2 non intenderebbe rinunciare a questa opportunità. L’azienda, che subito in modo pesante la caduta del mercato high-tech, è stato del resto fondata da un nativo del Subcontinente, Sanjiv Sidhu, che ora prevede di investire fino a 20 milioni di dollari in patria nell’arco dei prossimi due anni. Già entro la fine di questo mese in India verranno trasferiti anche 150 dipendenti dagli Stati Uniti. I2 Technologies è già presente in Asia con un forza che oggi svolge tra il 17 e il 20% della programmazione, affidata a un team di un migliaio di persone. Ora l’obiettivo è di arrivare alla metà della capacità produttiva. L’improvviso calo della richiesta di applicativi ha penalizzato soprattutto un fornitore come I2, specializzato in soluzioni per la gestione della supply chain. L’azienda ha registrato una perdita netta di 5,53 miliardi di dollari nel terzo trimestre tra luglio e settembre 2001 con una contrazione di quasi il 40% per i fatturato anno su anno. Il problema, per lei, è riuscire a ridurre i costi in modo sostanziale senza subire contraccolpi sul piano della capacità di innnovare, in un settore caratterizzato da una forte concorrenza. L’India potrebbe rappresentare una soluzione ottimale in vista di questo delicato compromesso.

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