I segreti della crescita cinese. Rischi compresi

Un Paese che vive il contrasto tra l’economia statale e gli interessi privati. E il mercato finanziario è pronto ad andare in tilt Necessarie le mosse di adeguamento

Gennaio 2006, I segnali di modernizzazione arrivano a intermittenza dalla Cina. La
poderosa crescita economica si accompagna, a volte, a una sorta di chiusura
dell’informazione. Problemi, che il professore Chunsheng Zhou,
docente di economia e finanza alla Guanghua School of Management dell’Università
di Pechino – incontrato durante un viaggio in Cina organizzato da Lenovo
– ha evidenziato molto bene. A partire dalla situazione dell’inflazione
che pare essere sotto controllo: il Cpi (Consumer price index – andamento
dei prezzi al consumo) è aumentato soltanto del 2% rispetto all’anno
precedente. «Preoccupa di più – spiega il docente
il Ppi (Production price index – andamento dei prezzi alla produzione)
che è aumentato di oltre il 5% rispetto all’anno precedente. Questo
significa che l’economia sta crescendo, ma lentamente»
.

I punti di forza
di questa economia esistono. In particolare la crescita del Gdp (Gross
domestic product – prodotto interno lordo) è ancora forte (il tasso
di crescita è stato del 9,5% nella prima metà del 2005 rispetto
allo stesso periodo del 2004) e dovrebbe attestarsi nel 2005 leggermente
oltre al 9 per cento. Nelle regioni ad alto sviluppo, come per esempio
Shanghai e Guangdong, tuttavia, mantenendo tassi di crescita in assoluto
alti, il valore di crescita del Gdp sta rallentando.

Il commercio con l’estero sta, invece, crescendo rapidamente ed
è ormai diventato uno dei principali motori della crescita economica
cinese; nel 2004, infatti, il valore aggregato di import ed export in
Cina è stato di 1.154,74 miliardi di dollari, in positivo per 31,98
miliardi. Addirittura nei primi nove mesi del 2005 il volume di affari
ha raggiunto i 1.024,51 miliardi di dollari, con un record in positivo
per 68,34 miliardi.
In questo scenario e in una Cina ancora "statale", le compagnie
private giocano un ruolo importante contribuendo per oltre il 60% del
Pil, dando lavoro a oltre 100 milioni di persone e rappresentando la componente
più forte della crescita economica cinese.

Debole domanda
Una crescita che è messa a rischio, però, dalla domanda
interna del Paese, troppo debole per fare da spalla. Se, infatti, la crescita
di investimenti in beni durevoli viaggia al ritmo di circa il 25% anno
su anno, i consumi crescono a ritmi molto più lenti. Il risultato
è che il rapporto tra consumi e Pil sta diminuendo. «Se
la Cina vuole evitare una crisi economica nel futuro
– è il
pensiero di Zhou – deve quindi agire proprio sulla leva dei consumi
interni e sulla modernizzazione del sistema economico che influisce pesantemente
su di essi»
.

Per questo motivo il Governo ha lavorato sulle politiche commerciali,
adeguandole e aprendole al mercato. A luglio del 2005 lo yuan (la valuta
cinese, detta anche Rmb, ovvero moneta del popolo) si è apprezzata
di circa 2,1% ed è stata scambiata a un tasso di 8,11 rispetto
al dollaro. Inoltre, il sistema per fissare il valore dello yuan rispetto
al dollaro è stato aperto a un paniere di diverse valute straniere
e questa mossa legata al sistema di scambio della valuta cinese è
un altro graduale miglioramento che sta portando benefici a tutto il mercato
finanziario della Cina.

Delle riforme hanno beneficiato anche le riserve da commercio (Forex).
Il valore del Forex cinese ha raggiunto la cifra di circa 750-800 miliardi
di dollari negli ultimi mesi e sta crescendo velocemente. L’aumento del
valore rispetto alla prima metà del 2004 è stato di 101
miliardi di dollari e batterà molto probabilmente il record di
mille miliardi di dollari entro giugno 2005, cosa che potrebbe causare
un aumento dell’inflazione. La vera sfida in questa situazione è,
però, a detta del professor Chunsheng Zhou, legata a come usare
queste risorse, «sarà, infatti, molto più pericoloso
lasciarlo inutilizzato»
.

Il sistema di credito
Se il commercio con l’estero e la finanza sono i fiori all’occhiello
della politica di rinnovamento del Governo cinese, nel settore bancario
c’è ancora molto lavoro da fare. I problemi del passato,
infatti, sono legati a un’alta percentuale di denaro inutilizzato
nelle banche (25-40%) e a una gestione inadeguata a livello manageriale
da parte del Governo. Per risanare il settore il Governo ha finanziato
con 450 miliardi di dollari la Bank of China e la China Construction nel
2004, e altri 150 si sono aggiunti in seguito.

Il risultato di queste operazioni è stato che il tasso di "non
performing loan" (Npl) delle maggiori banche cinesi è notevolmente
diminuito. Il valore dell’Npl è stato di 1.720 milioni di
yuan alla fine del 2004, con una diminuzione di 39,46 miliardi di yuan
dall’inizio dell’anno. Il tasso percentuale dell’Npl
è stato del 13,2% alla fine del 2004, in discesa di 4,6 punti percentuali.
L’adeguamento del capitale delle principali banche cinesi ha raggiunto
lo standard internazionale dell’8 per cento. Insomma un graduale,
seppur lento e difficile ammodernamento in un settore strategico.
Anche il mercato finanziario sta incontrando difficoltà, per problemi
di regolamentazione del mercato, a causa di una diminuzione del "sentiment"
degli investitori e per la riforma recente del sistema che non ha ancora
dato i suoi frutti.

Sulla sponda delle difficoltà va, poi, messa anche la gestione
delle risorse naturali, che al momento sono scarse. «I principali
rifornimenti energetici sono in difficoltà
– dice Zhou –,
altre materie prime sono in debito di approvvigionamento e, viste anche
le ultime cronache, destano preoccupazioni le misure atte a prevenire
l’inquinamento ambientale»
.
Oltre ai punti deboli dell’economia cinese a cui il Governo sta
mettendo mano con riforme atte a snellire e modernizzare i processi, ci
sono difficoltà oggettive meno arginabili con la politica. Per
esempio, i margini di profitto che cominciano a diminuire per la crescita
dei costi di produzione, per l’aumento della concorrenza e per la
mancanza di tecnologia interna.

«C’è, inoltre, una società tutta da costruire
nella direzione di un’uguaglianza
– riflette il nostro interlocutore
con una vena di malinconia – e di un’armonicità sociale ben
lungi dall’essere vicine»
.
Tuttavia le opportunità per il futuro esistono e sono solide. La
crescita economica continuerà ancora grazie agli investimenti privati
e a quelli dei Governi locali. Le riforme di liberalizzazione del mercato
porteranno i loro contributi anche nei settori finanziario e bancario.
Cosa molto importante, infine, la Cina si sta trasformando in una nazione
più democratica.

Attenzione all’ambiente
Il cammino non sarà, però, semplice e indolore se, accanto
alla spinta dei miglioramenti non si comincerà anche a lavorare
per ovviare alla diminuzione delle risorse energetiche, ma con una forte
attenzione all’ambiente, e se non si cercherà di eliminare
l’aumento delle disuguaglianze sociali tentando un’equa distribuzione
della prosperità e del lavoro, forzando la creazione di piani di
sviluppo del settore agricolo e di emancipazione delle campagne.

ha collaborato Alfredo Agosti

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