I Google Glass al Museo Egizio: un aiuto alla disabilità

Un progetto sviluppato da Rokivo, Vidiemme Consulting, l’Ens (Ente Nazionale Sordi), in collaborazione con il Museo Egizio di Torino e agganciato al progetto Atlas: gli occhiali di Google traducono in linguaggio dei segni.

Essere tra i primi al mondo a sperimentare l’universo applicativo dei Google Glass e scegliere di farlo con un progetto legato alla disabilità e alla accessibilità.
È questo il caso di Rokivo, società di digital design, fondata a New York da un gruppo di professionisti di Torino e con un ufficio a Torino, dal quale segue il mercato italiano ed europeo.
”Ci occupiamo di user experience – racconta Valerio Saffirio, fondatore della società – ovvero di progettare la migliore esperienza possibile gli utenti di pc, smartphone, tablet e wearable computer, vale a dire con tutti coloro che si trovano a interagire con interfacce digitali. Il nostro Ceo Fabrizio Caso ha partecipato a Google Glass Explorer Project e Rokivo è stata selezionata per lavorare sul progetto e sull’abilitazione delle implementazioni degli occhiali di Google”.

Partita con progetti fortemente legati alla sua attività tradizionale” Rokivo è passata poi a esplorare l’ambito della disabilità, in questo caso in collaborazione con Vidiemme Consulting , che si occupa invece di sviluppo software e con l’Ens (Ente Nazionale Sordi).
”In questo caso – continua Saffirio – ci siamo inseriti nel progetto Atlas (Automatic Translation into Sign Language) sviluppato dal
Politecnico di Torino, dall’Università di Torino, da Rai, Beps Engineering, Lumig Studios, Csp e Microsoft Innovation Center, il cui obiettivo è sviluppare un sistema che riceva in ingresso contenuti in lingua italiana e li riproponga in uscita in Lis, vale a dire nel linguaggio dei segni che rappresenta la lingua di comunicazione per le persone affette da disabilità uditiive”
.
In questo caso il progetto è stato declinato in una nuova collaborazione con il Museo Egizio di Torino, con l’obiettivo di consentire anche ai sordi di accedere all’esperienza museale in totale pienezza: tutte le descrizioni e le informazioni relative alla statua di Ramesse II sono state infatti tradotte in Lingua dei Segni Italiana (LIS).

GoogleGlassi4Lis, questo il nome del progetto, consente la conversione automatica di testi scritti in italiano in Lis, proiettandone i contenuti sul display dei Google Glass grazie all’utilizzo di un attore virtuale.
”Per chi è affetto da sordità – è la necessaria precisazione di Saffirio – la lingua dei segni italiana è di fatto la prima lingua, mentre l’italiano finisce per essere la seconda lingua, per altro non da tutti compresa”.
Da qui l’importanza della collaborazione con l’Ens, per sviluppare una soluzione che davvero risponda alle esigenze dei futuri fruitori.
Da qui l’importanza di un progetto davvero tutto ”Made in Italy”.

Naturalmente i Google Glass sono al momento solo prototipi e la disponibilità commerciale non è prevista prima del 2015.
Nondimeno Saffirio sottolinea l’importanza di proseguire nelle prototipazioni, che si riveleranno tanto più significative quanto più ci si avvicinerà alla delivery definitiva.
”Il nostro nuovo progetto – svela – sarà di nuovo orientato alla disabilità. In questo caso guarderemo ai disabili motori, sviluppando un utilizzo dei Google Glass come aiuto all’identificazione dei percorsi accessibili per chi si muove in carrozzina”.

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