I duemila brevetti di Lte

Le reti mobili di prossima generazione sono imperniati su un numero elevatissimo di brevetti spesso simili. Il successo degli standard dipende dall’armonizzazione anche economica e legale di tutte queste componenti.

L’eterna coesistenza e coopetizione tra reti fisse e reti mobili si sta dipanando tra fibra ottica e Lte, la long term evolution che rappresenta la quarta generazione della telefonia mobile.
Spesso i media portano alla nostra attenzione cause multimiliardarie sul corretto impiego di brevetti: è recente lo scambio di cortesie tra Nokia ed Apple, ma è una questione molto, molto frequente a tutti i livelli. Questo stato di cose ha una sua origine chiara e misconosciuta nel numero di brevetti fusi in una soluzione tecnologica, che aumentano con l’evoluzione tecnologica: nel caso di Lte, infatti, sono oltre 1800. Come se non bastasse, per gran parte dei brevetti c’è difficoltà a stabilire un meccanismo di compensazione della proprietà intellettuale giusto per i detentori ma anche praticabile perché si sviluppi il mercato. La mappatura dell’intricata questione è così specifica che viene affidata ad aziende specializzate. E’ abbastanza insolito che una di queste, la Sisvel, sia italiana. Ma andiamo con ordine.

Lte, velocità ed efficienza

La soluzione Lte è una rete integralmente Ip conveniente per l’utente (alta velocità e bassa latenza) e per l’operatore (bassi costi, migliore sfruttamento delle frequenze). Oggi sono 45 gli operatori internazionali che hanno manifestato interesse per questa soluzione, che già nel 2010 dovrebbe vedere ben 16 reti in fase operativa, anticipati dalla scandinava TeleSonera . Le frequenze impiegate saranno le più varie, visto che Lte opera tra i 700 MHz e i 2,6 GHz con ampiezze di canale variabili, che consentono al sistema di essere impiegato in tutto il mondo. L’organismo che specifica questo standard, come molti altri, è il 3GPP , 3rd Generation Partnership Project, che coordina la collaborazione di oltre 350 aziende.

Tre per il Patent Pool

Visto l’elevato numero di collaborazioni, spesso capita che alcune alternative non obbligatorie vengano inserite nello standard per aumentare il consenso ed accelerare verso la versione finale. La questione è di non poco conto. Secondo il database dell’Etsi, al 1° dicembre 2009 i brevetti dichiarati erano 828 statunitensi, ben 316 coreani e circa 160 da finlandesi, cinesi e giapponesi. Della vecchia Europa Continentale si trovano tracce solo in 27 brevetti tedeschi, 10 francesi e uno inglese, che sommati insieme fanno il 2% del totale. Gran parte dei problemi viene risolto da un accordo per le licenze incrociate stabilito in patent pool. La NGMN (Next Generation Mobile Networks) Alliance ha avviato un processo conoscitivo per questa situazione nell’Lte, chiedendo alle aziende di candidarsi. A questa richiesta hanno risposto le tre aziende principali del settore: la già citata Sisvel , Via Licensing e Mpeg LA Mpeg LA. Ovviamente niente impedisce che le singole aziende telefoniche provino una loro strada di cross-licensing, come avrà certamente fatto TeleSonera, sviluppando in proprio gli opportuni accordi brevettuali.
I vantaggi di un solido patent pool permetterebbe una più semplice adozione dello standard a costi certi, limitandone i rischi di improvvise variazioni nel prezzo degli apparati sia di trasmissione sia di ricezione in conseguenza di cause intentate da aventi diritto che non si sentono rappresentati, proprio com’è stato nel recente caso Apple/Nokia.

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