I distributori si spartiscono il "portafoglio" marchi lasciato da Opengate

Gennaio 2004, Era il dicembre 2002 quando Maurizio Cuzari, amministratore delegato di Sirmi, commentava con queste parole la notizia della fusione tra Opengate e Laserline: «Si tratta di un’operazione di finanza straordinaria… ma le aziende non …

Gennaio 2004, Era il dicembre 2002 quando Maurizio Cuzari,
amministratore delegato di Sirmi, commentava con queste parole la notizia della
fusione tra Opengate e Laserline: «Si
tratta di un’operazione di finanza straordinaria… ma le aziende non si fanno
solo con i soldi»
. E aggiungeva: «La società sta diventando
un polmone di crescita per i suoi concorrenti… non è che fra sei
mesi qualcuno si prende la distribuzione di Opengate?»
. Non stava "gufando"
Cuzari, svolgeva solo il suo ruolo di analista, manifestando tutti i dubbi di
quell’accordo e le perplessità su dove Opengate volesse andare. Come sappiamo,
le cose da allora per il distributore di Malnate non sono che peggiorate e la
numero uno della distribuzione informatica italiana a ottobre del 2003 viene messa
in liquidazione. La prima cosa che salta subito all’occhio è che dalla
dismissione di un importante operatore come Opengate, gli altri distributori non
si sono avvantaggiati solo dal punto di vista dei clienti, ma anche dei marchi.

Si consideri che Opengate, che vantava un fatturato di oltre 500 milioni di euro
nell’aprile del 2003 aveva oltre 40 marchi diretti (fonte: Almanacco della
distribuzione del Gruppo Agepe).
Ma facciamo un passo indietro e proviamo a ricostruire quanto accaduto. Nel marzo
2003 Corrado Colli, amministratore delegato di Opengate da sei
mesi, lascia il gruppo. Ad aprile si comincia a parlare dell’accordo tra Opengate
e Algol, che sarà un tormentone per diversi mesi. A maggio
Opengate dice di voler cedere la controllata spagnola Arc Espana
e la stessa J.Soft, successivamente oggetto d’interesse da parte
di Algol, ma su cui anche Esprinet e Itway avevano
fatto un pensierino e oggi ugualmente in liquidazione.
In quei tre mesi succede che altri concorrenti siglano accordi con marchi già
distribuiti da Opengate. Esprinet amplia il listino con Macromedia,
con Autodesk e con Pinnacle, che firma anche
con Datamatic.

A marzo Hp sceglie Tech Data per la distribuzione
dei pc consumer Pavillion, mentre la X-Box di Microsoft entra
nel listino di Esprinet qualche mese dopo. Questi accordi ci dicono qualcosa anche
per ciò che riguarda il mondo consumer/Gdo. Ricordiamo, infatti, che Opengate
era uno dei distributori più attivi in ambito retail, con una business
unit formata da 20 persone e che nel 2002 (anno solare) fatturava oltre 130 milioni
di euro. Ma i grossi vendor non perdono tempo e si rivolgono ad altri.
Mentre tra giugno e luglio circa Opengate entra in amministrazione controllata,
i dati Actebis enunciati a giugno parlano di una crescita del
25% proprio nella Gdo e di un +15% dell’intero fatturato «un incremento
legato più alla conquista di market share che alle reali potenzialità
di mercato»
come afferma lo stesso amministratore delegato Sergio
Ceresa
.
Anche Ingram Micro approfitta per rafforzare la sua business
unit Gdo, partita un po’ in sordina, che arriva oggi a 12 persone.
Dall’amministrazione controllata alla liquidazione avvenuta a ottobre accadono
gli accordi più interessanti.

Datamatic sigla con Lexmark e Lg Electronics
che arricchisce il suo elenco
di distributori anche con Tech Data. Acer entra nell’offerta
di Actebis, mentre Avocent, che aveva scelto proprio Opengate
per il suo ingresso in Italia, dopo aver "buttato via" sei mesi passa
a Ingram Micro. A ottobre Actebis firma altri nuovi accordi con Corel
e McAfee e rafforza la sua partnership con Epson,
mentre Esprinet amplia l’offerta Sharp con le videocamere del vendor e sigla un’intesa
con Adobe.
Uno degli accordi più evidenti nati sulle ceneri di Opengate è quello
del mese di novembre tra Apple e Tech Data.
«Opengate si è sempre dimostrata un partner molto importante per
lo sviluppo commerciale di Apple in Italia e tale rapporto si è peraltro
sviluppato attraverso molti anni di collaborazione – dice il country manager di
Apple, Enzo Biagini, in un’intervista rilasciata alle nostre
redazioni -. Essendo uno dei distributori di tutti i prodotti Apple sul territorio
e data appunto la sua rilevanza, le ultime vicende hanno certamente influito in
maniera non positiva sulle nostre attività a livello nazionale».
Insomma, nel bene e nel male le carte si sono mischiate
e il gioco riparte…

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