I chip Amd entrano nei data center di Fsc

I nuovi server Primergy del produttore europeo, basati su Opteron, ampliano le opzioni per creare centri dati “dinamici”.

Presentandola sostanzialmente come scelta di flessibilità, Fujitsu Siemens Computers ha aggiornato la propria gamma di server Primergy inserendo alcuni modelli basati su processori Opteron di Amd, che si affiancano alla gamma motorizzata con i chip di Intel Xeon e Itanium 2. In effetti, oltre che alle peculiarità tecnologiche (per esempio, il minor consumo energetico che viene accordato alla tecnologia di Amd, caratteristica importante in ambienti densamente popolati) o ai risultati di benchmark (che variano in funzione dell’ambiente e dell’applicazione) la mossa appare legata al completamento del catalogo da proporre ai clienti.


Nuovi, nel listino del produttore europeo, sono i modelli Primergy BX 630, un sistema blade che supporta fino a otto core, e Primergy RX220, che invece sfrutta il formato da 1 U inseribile in armadi rack ed è pensato per ambienti che necessitano di performance.


Particolare la tecnologia di connessione diretta sfruttata nel blade BX 630 (è il link HyperTransport di Amd), che consente di accoppiare due “lame” facendole diventare, di fatto, un unico server con doppia potenza computazionale. Due server con due processori ciascuno possono, in questo modo, diventare un sistema a quatro vie, mentre nel caso si utilizzino i modelli Opteron dual core si può ottenere un sistema con 8 core fisici. Questa peculiarità può essere utile con picchi di carico, tipici nei server di comunicazione e nei Web server, e può essere assimilata concettualmente a una scalabilità contemporanea verticale e orizzontale. I blade Fsc basati su Opteron e su Xeon possono essere installati nello stesso chassis.


I nuovi server vanno a calarsi nell’ecosistema di Fujitsu Siemens definito Dynamic Data Center (Dcc), un’infrastruttura ad alta densità improntata all’ottimizzazione dello sfruttamento delle risorse. Per fare ciò, Dcc fa perno su metodologie afferenti all’area della virtualizzazione, (definite dal produttore come Adaptive Services Control Center) che propongono un concetto di virtualizzazione ulteriore rispetto a quello classico, in stile VmWare.

Se questo, infatti, consente di creare macchine virtuali all’interno di un singolo sistema fisico, la tecnologia di Fsc permette di utilizzare dinamicamente le varie risorse fisiche di un datacenter (sistemi x86, Intel Itanium o Sparc con Unix) che sono condivise in pool non rigidamente collegati a istanze applicative specifiche, ma rese disponibili (in modo automatizzato in base a regole prestabilite) in base alle necessità. Il tutto con l’obiettivo di ridurre i costi per servizio gestito, fattore critico per chi fa di mestiere il service provider.

Un esempio pratico. Con FlexFrame for SmySap, soluzione Fsc realizzata specificamente per la business suite di della software house tedesca, le istanze applicative sono allocate su sistemi NAS (Network attached Storage) ed erogate quanto necessario

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