Grid computing: Esrin sceglie Intel

Il centro di raccolta ed elaborazione dati dell’Agenzia Spaziale Europea non ha avuto difficoltà ad inserire nella sua griglia i nuovi server Nehalem-EP. Con grandi vantaggi.

Il lancio dei nuovi processori Intel della famiglia Xeon in geometria 45 nm promette di modificare sensibilmente il panorama dell’elaborazione tradizionale. Oltre a consentire elaborazioni business più veloci a costi più contenuti e a risparmiare spazio e consumi elettrici, la nuova architettura si mostra adatta ad entrare anche in aree di confine quali il supercalcolo. E’ questo il senso d’una collaborazione con Esa, la European Space Agency, o meglio con Esrin, centro ESA per l’osservazione della Terra, sito a Frascati (Roma).

“Il nuovo Xeon 5500 è ricco di modifiche architetturali che oltre ad aumentare la potenza e ridurre i consumi lo rendono particolarmente versatile per applicazioni di supercalcolo
”, ha detto Carmine Stragapede, Regional Business Manager di Intel; “in particolare il Turbo Boost modula la velocità di esecuzione di uno o più core; altre caratteristiche, più interessanti nel mondo commerciali, sono state integrate in hardware e consentono una gestione fine-grain di thread e processi essenziali nella virtualizzazione”, che in termini specifici è un approfondimento della Flex Migration.

Interventi in emergenza
Grazie ai satelliti Esa, Esrin è uno dei principali centri di raccolta dati geografici del mondo e uno dei nodi grid più attivi. L’attuale archivio è di 5 petabyte, in rapida crescita verso i 15 petabyte previsti per il 2020. Per fare un esempio, il satellite in orbita bassa Envisat fa un’orbita ogni 100 minuti ed invia i suoi dati al geostazionario Artemis, che trasmette i dati a terra attraverso un collegamento ad alta velocità. In questo modo vengono raccolte informazioni usate principalmente in due modi, immediati e analitici. Con le sue 8 tonnellate di peso e i 10 strumenti alloggiati, Envisat è il satellite più pesante della storia.

I dati analitici vengono classificati da Esrin e forniti come serie storiche (innalzamento dei mari, situazione dei ghiacci e così via) e vanno a formare il portafoglio “prodotti” di Esrin, che li mette a disposizione di enti interni ed esterni alla rete scientifica mondiale. In caso di situazioni speciali o calamità naturali scatta invece la gestione dei disastri internazionali (crisi in Darfur del 2004, tsunami nell’Asia del sud-est, l’uragano Katrina, gli incendi estivi in Italia), nei quali oggi Esrin è in grado di offrire dati aggiornati circa 3 ore dopo la segnalazione dell’evento, approssimativamente con 60-80 minuti di elaborazione.

Questi ed altri dati confluiscono in tre specifici servizi forniti da Esrin: Gpod (Grid Processing on demand), Miravi (accesso dati in near real time) e GEO Clearinghouse. In tutti questi servizi la capacità di calcolo influisce direttamente su tempestività e fruibilità del servizio, il che rende importante la valutazione di nuove piattaforme.
Prestazioni spaziali
I nuovi sistemi con il quadriprocessore Intel sono stati quindi verificati sul campo. Una configurazione di 6 server Nehalem a 1 via è stata inserita nel complesso elaborativo per verificarne adattabilità e prestazioni. L’installazione del sistema operativo Scientific Linux e del software Grid, oltre ad alcune specifiche applicazioni, è durata 24 ore; le prestazioni ponderate hanno portato a miglioramenti nelle prestazioni tra il 46 e il 54%, “ma è estremamente probabile che una volta ottimizzati i parametri di esecuzione questi valori salgano sensibilmente”, ha spiegato Luigi Fusco, Senior Advisor for Earth Observation Applications in Esa.

La configurazione hardware/software del centro Esrin è piuttosto particolare, ma il successo di questa prima installazione lascia prevedere ampi sviluppi. E se va bene per elaborazioni spaziali, è lecito attendersi che il vantaggio per quelle terrestri sarà ancora maggiore.

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