Google Phone: se il problema è il modello

Si parla di business, naturalmente. Ma davvero a Mountain View preparano il lancio di un nuovo telefonino? E se davvero lo facessero, quale sarebbe il modello commerciale?

Ventiquattro ore dopo la diffusione della notizia che un Google Phone, con cuore Android, esiste e potrebbe essere lanciato sul mercato a partire dal prossimo anno, la curiosità sulle mosse di Google non sembra placarsi.

Perché posto che il partner tecnologico possa davvero essere Htc, posto che il cuore sia effettivamente Android 2.1, il nodo insoluto resta sul tavolo: qual è il modello di business perseguito da Google?

In realtà in più d’uno si interrogano sull’effettiva esistenza di un Google Phone.
Il fatto che la società abbia distribuito ai dipendenti un prodotto da testare di per sè non significa nulla. Nulla di vincolante per lo meno.
Soprattutto se si considera che Google già vende telefoni mobili, con cuore Android, in numero estremamente limitato e soprattutto destinati solo ed esclusivamente a scopo di test alla comunità degli svilupaptori.

Perché dunque non dovrebbe essere la stessa cosa anche in questo caso?

In fondo, qual è l’interesse di Google a muoversi in competizione diretta con i suoi stessi alleati che partecipano allo sviluppo di Android?
Non sarebbe meglio un approccio più “agnostico” alla questione?
E, tutto sommato, questa sembrava l’intenzione di Google, per lo meno stando alle pubbliche dichiarazioni dei mesi scorsi.

Nell’ipotesi invece che Google abbia davvero deciso di fare il grande passo, spostandosi dall’altra parte della barricata insieme ai produttori di dispositivi, quale potrebbe essere la politica commerciale?

C’è chi si dice certo che, forte della brand awareness e della “trust” (fiducia) fin qui conquistate, Google in fondo non abbia bisogno di partnership con l’uno o con l’altro carrier e sia perfettamente in grado di correre da sola.

Qualcuno, con più realismo, sottolinea che laddove entrano in gioco servizi e contenuti le partnership con i carrier servano. E, quasi a far da contraltare a Motorola, che per il suo Droid ha scelto Verizon, con la quale sta portando avanti una campagna estremamente aggressiva in queste settimane prenatalizie, ecco spuntare l’ipotesi T-Mobile.

Nessuno commenta, naturalmente. Nè T-Mobile, che si rifiuta di rilasciare dichiarazioni sui rumor, nè Google, che si limita a rimandare al contenuto del suo post di domenica.

Di certo, in questa fase, c’è solo la sensazione che le speculazioni guardino molto più avanti di quanto la stessa Google non sia disposta a fare. Per lo meno pubblicamente.
E così non manca chi ironicamente sottolinea come Google non sia una Apple che di marketing vive.
Google resta ancora una società di ingengeri, disposta a lanciare i suoi prodotti sul mercato solo quando sono davvero pronti all’uso.

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