Google-Microsoft, sfida a tutto campo

Software, motori di ricerca, smartphone, sistemi operativi, pubblicità online: i due giganti incrociano le armi su più fronti

La sfida Google-Microsoft si gioca sul web di Fabio Bossi
I due giganti competono in sei diversi ambiti legati al mondo di Internet: ecco spiegate differenze e affinità





Google-Microsoft a confronto di Marco Lorusso
Due manager italiani al vertice di Google e Microsoft spiegano le diverse filosofie di business delle due società








Così lontane, così vicine… Apparentemente diverse, in sostanza si avvicinano sempre più per conquistare la cabina di regia della nuova era dell’Ict. Il confronto ha tutti i connotati della sfida epocale, ci sono tutti gli ingredienti. Da una parte il colosso che ha segnato e dominato la prima era dell’Information Technology e che ancora oggi ha in mano le chiavi di volta di gran parte dei nostri personal computer, dall’altra l’astro nascente tutto Web e gioventù che, nel giro di poco tempo, ha dato vita a una formidabile macchina di business. Da una parte la potenza, dall’altra la velocità, da una parte l’esperienza, dall’altra la sfrontatezza giovanile. Google vs Microsoft è tutto questo e molte cose ancora. Due società che si sfidano a tutto campo su una serie impressionante di fronti, tutti di tremenda strategicità per il presente e il futuro del mercato. I sistemi operativi per smartphone, i software gratuiti online, i motori di ricerca e, soprattutto, la pubblicità sul Web. Proprio quest’ultimo forse, tra tutti questi “ghiotti” segmenti, appare come l’eccezione, il nodo con la N maiuscola. La crepa galoppante che sta facendo tremare, alla base, i pilastri sui quali erano fondati gli equilibri del mercato Ict prima dell’avvento della Rete, o meglio, prima della sua definitiva esplosione.

Finalmente Web
Già, perché se è vero da una parte che la Rete è nata da decenni ormai, lo è altrettanto il fatto che solo in questi ultimi tempi il mercato sta cominciando a sfruttare appieno parte di quelle funzionalità e potenzialità che in passato si intravedevano ma, vuoi per mancanza di un adeguato supporto tecnologico (banda larga), vuoi per una inevitabile immaturità di mercato e operatori, non si riusciva a canalizzare adeguatamente. Il tutto dando vita anche a colossali errori di valutazione come nel caso della bolla della new economy. Come di consueto, dopo l’eccessivo entusiasmo di fine millennio, nei primi anni dopo il 2000 in molti cantarono il requiem del Web e delle meraviglie che proponeva. Oggi, però, sulla scia dell’esplosione dell’Adsl, delle connessioni senza fili e del social network, sta emergendo una realtà abbastanza diversa. La bolla esplosa sul finire dello scorso Millennio ha rappresentato, forse, un incidente temporaneo su un percorso dal quale sta ora nascendo una nuova forma di Rete, più matura, più efficace, capace di coinvolgere in prima persona gli utenti.

La si chiami Web 2.0 o in qualsiasi altro modo, sta di fatto che nel volgere di poco tempo il concetto di comunicazione sta mutando alla radice: giovani, e non solo, impazziscono per YouTube, MySpace, Podcast, blog, Second Life… e, soprattutto, le aziende hanno capito che dietro a simili fenomeni c’è un vero e proprio Eldorado pubblicitario, fatto di campagne marketing dall’efficacia stupefacente. L’utenza non si accontenta più della comunicazione di massa, ognuno vuole la sua pubblicità, la sua televisione, i suoi film… Per intenderci, tradotto in business, secondo i più quotati analisti, il mercato dell’advertising online è destinato a passare dai 40 miliardi di dollari dello scorso anno a oltre 80 miliardi nel 2010… Troppo per passare inosservato.

Il motore di Google
Tra i primi a cogliere questa nuova stagione della Rete ci sono sicuramente due giovanotti decisamente poco convenzionali, come Sergey Brin, nativo di Mosca e arrivato negli Usa a fine anni ’70; insieme a Larry Page, compagno di studi e anche lui ingegnere che si divertiva a costruire stampanti con i Lego, ha fondato Google. Brin e Page, Page e Brin, due nomi entrati nell’empireo della tecnologia al pari di altri mostri sacri apparentemente inarrivabili come Bill Gates o Steve Jobs. Due nomi che fanno sempre più rima con Web nel senso più generico del termine, perché, come già detto, la loro missione è quella di governare e mettere a disposizione dell’utenza tutte le informazioni che “girano” online e anche off-line, il tutto attraverso potenti strumenti tecnologici come PageRank, ovvero uno strumento capace di eseguire una misurazione oggettiva dell’importanza delle pagine Web risolvendo un’equazione con oltre 500 milioni di variabili e 2 miliardi di termini… Ma c’è di più, c’è la pubblicità, che è il vero motore di questa arrembante società.

«Non più campagne pubblicitarie a secchiate il cui ritorno è complicato da calcolare – hanno raccontato da Google Italia – ma una pianificazione intelligente e controllabile. Grazie alla nostra tecnologia è possibile inserire banner pubblicitari che compaiono in maniera pertinente rispetto alla parola che l’utente cerca; in sostanza, se si cerca la parola mozzarella, è probabile che al fianco dei risultati della ricerca compaia la pubblicità di un caseificio. I clienti poi hanno la possibilità di controllare secondo per secondo quello che il loro messaggio fa con Google e le performance che ha e, in base a questi risultati, è possibile modificarlo con facilità. La visibilità del messaggio è gratuita, si paga a seconda delle performance e, dunque, in base a quanti clic il link pubblicitario riceve. Insomma, stiamo dimostrando che la pubblicità può essere efficace senza essere appariscente». Questo è il punto, il motore che spinge le potenti leve di Google, che gli permette di mettere a disposizione della clientela un’intera piattaforma software office via Web, senza chiedere un centesimo. Una strategia che ha portato Google, secondo le stime di eMarketer, a conquistare il 75% del mercato americano della pubblicità nei motori di ricerca, contro il 9% di Yahoo! e il resto diviso tra concorrenti più piccoli, Microsoft compresa. L’anno prima Google aveva solo il 60% di quel mercato.

Le contromosse di Microsoft
Ovvio che una simile ascesa non potesse lasciare indifferenti gli uomini di Redmond. Intendiamoci, nel caso del software, il modello di business basato sulla vendita di licenze è assolutamente predominante, ma la stessa Microsoft ha compreso che ci troviamo all’inizio di una nuova era, nella quale nuovi e temibilissimi competitor hanno già messo sul piatto carte di valore unite a una velocità di esecuzione con pochi precedenti. Vedi lo sbarco della stessa Google nel mondo degli smartphone con la piattaforma Android, ovvero, come recita il comunicato della compagnia di Mountain View, un’alleanza allargata tra le maggiori società tecnologiche e di applicazioni wireless del mondo che hanno unito le forze per annunciare lo sviluppo della prima vera piattaforma aperta allo sviluppo di terze parti, e globale per i dispositivi mobili. Il che significa più che una minaccia per Windows Mobile e non solo, nell’era della “convergenza da taschino”, con gli smartphone sempre più al centro del mercato… Lo stesso Gates, prima di lasciare il timone della società, ha ammesso che «il leader di un’era dell’informatica non è detto che riesca a restare tale nell’era successiva».

Realismo, ma anche tanta voglia di continuare a dire la propria, come testimonia un 2007 folgorante e una prima parte di 2008 che sta lasciando tutti con il fiato sospeso. Del resto, «siamo in un momento cruciale – ha commentato Layla Pavone presidente di Iab (Interactive advertising bureau) Italia -. La partita si gioca su quello che è di fatto il modello vincente sul Web: la pubblicità e l’offerta di contenuti gratuiti. L’ottica dei servizi premium priced ha funzionato per un po’, ma gli utenti chiedono la gratuità, tutto deve essere basato sugli introiti pubblicitari. Ovvio che in un simile contesto un player storico come Microsoft cerchi alleanze o acquisizioni per fare un salto in avanti e contrastare la leadership che Google si è costruita». Detto fatto, nell’aprile 2007 Google annuncia l’acquisizione di Double-Click, società leader proprio nei servizi e nelle tecnologie di marketing digitale. Un’operazione da circa 3,1 miliardi di dollari, una somma ben più rilevante del precedente acquisto di YouTube (1,6 miliardi di dollari). Nemmeno il tempo di dirlo e Gates rompe gli indugi: sul finire di maggio annuncia l’acquisizione di aQuantive, altro colosso del digital advertising, per la modica cifra di 6 miliardi di dollari. Si tratta della più grande acquisizione messa a segno da Microsoft nella sua storia. L’obiettivo dichiarato è ora quello di creare un nuovo polo dell’advertising online, in grado di rinnovare la piattaforma Adcenter. «Il modello pubblicitario di Msn – ha spiegato Steve Ballmer, Ceo di Microsoft – si evolverà comprendendo non solo il Web, ma anche Xbox Live, Windows Live, Office Live…».

Scacco a Yahoo!
Tutto qua? Niente affatto ed ecco che Microsoft, accusata da molti di essersi mossa in ritardo sulla Rete, rilancia alla grande. Nei primi mesi del 2008 il colosso del software mette sul piatto 44,6 miliardi di dollari per l’acquisizione di Yahoo!. Circa 31 dollari per azione, per una cifra che, per l’appunto, supera i 44 miliardi offerti in contanti e azioni e costituisce un premium del 62% rispetto al prezzo di chiusura del titolo di Yahoo! nella seduta del giorno precedente all’offerta. Un’offerta che Yahoo! ha avuto la forza di rifiutare, giudicandola troppo bassa. Il board della società ha spiegato che non prenderà in considerazione offerte inferiori ai 40 dollari. Non solo, al momento sembra che la compagnia di Sunnyvale si stia muovendo per riallacciare i rapporti con vecchi-nuovi partner come Aol. In prima fila, pronti a cogliere l’occasione, ci sarebbero anche Disney e, manco a dirlo, Google. La situazione insomma è in continua evoluzione, con la stessa Microsoft che potrebbe rilanciare. Molti analisti infatti restano scettici sulla possibilità di Yahoo! di resistere all’abbraccio del colosso di Redmond. E rimproverano anzi a Yang e ai suoi uomini di non essersi mossi prima per rafforzare Yahoo!. Tutto dunque può ancora, e forse deve, succedere tra Google, Microsoft e non solo, ovviamente… Mai come in questo caso viene da dire che c’è una grande confusione sotto il cielo e la situazione è eccellente.

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