Google: accordo col Mibac e scontro con Aie e Fieg

Accordo con il ministero per i Beni Culturali per la digitalizzazione delle biblioteche nazionali, mentre la Fieg ricorre all’Antitrust per il servizio News.

Mentre negli Stati Uniti l’alleanza anti-Google si prepara a combattere per vie legali l’iniziativa Google Books, dall’Italia arriva la notizia che il Ministero per i Beni Culturali sta valutando di prendere parte all’iniziativa.

Si tratterebbe di un coinvolgimento del sistema bibliotecario nazionale, in particolare delle 47 biblioteche gestite dal ministero, analogamente a quanto sta già accadendo in Francia, Belgio, Inghilterra, Svizzera, Germania e Spagna.

Obiettivo: digitalizzarne il patrimonio letterario e renderlo disponibile in rete. L’operazione poggerebbe su due motivazioni sostanziali: da un lato rendere maggiormente accessibile testi e documenti, dall’altro realizzare copie di back up fondamentali in caso di eventi disastrosi.

Da parte sua, l’Associazione Italiana Editori ha messo subito le mani avanti. Pur favorevole, in linea di principio, a tutte le iniziative che promuovano la valorizzazione dei beni culturali, l’Associazione ha precisato che oggetto dell’intesa dovrebbero essere solo le opere non più protette dal diritto d’autore e che quelle che ancora lo sono dovrebbero poter essere inserite in Google Books solo previa autorizzazione sia degli autori sia degli editori.

E non è solo l’Aie a tenere gli occhi puntati su Google. E’ di queste ore la notizia di una iniziativa della Fieg che si è rivolta all’Antitrust chiededono di verificare se non ricorrano estremi di scorrettezza e illiceità in alcuni comportamenti legati al servizio Google News Italia.

In particolare, secondo la Fieg, nel gestire il proprio servizio di news Google impedirebbe agli editori di scegliere le modalità con le quali le loro notizie vengono pubblicate sui suoi siti. E – ed è questo il capo d’accusa più pesante – chi dovesse chedere di non comparire in Google News verrebbe automaticamente escluso anche dal motore di ricerca.
Altre obiezioni riguardano le modalità di raccolta pubblicitaria online e hanno fatto scattare presso l’Antitrust l’apertura di una indagine per abuso di posizione dominante.

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