Google: a quando il Chrome microprocessor?

ChromeOS è stato definito un browser che esegue applicazioni Web. Ospiterà molte scelte specifiche, anche nell’hardware. Per ora è un companion device: ma verso dove andrà? Le parole di Brin e Schmidt

Recentemente nel panorama degli eredi del Pc qualcosa si sta muovendo. Per la quasi totalità, l’innovazione ruota intorno alla coppia motrice Apple/Google. La prima ha reinventato i dispositivi tascabili; l’altra ha reinventato Internet, ma non le basta e vuole approdare anche nella tasca e sulle ginocchia degli utenti finali.

Nella sua strategia, Google ha lanciato addirittura due sistemi operativi, Android ed ora ChromeOS , atteso più avanti.

Nuove gestioni di nuovi dati, per lo più non strutturati, chiedono il cambiamento dell’interfaccia utente e quindi dell’hardware periferico. Lo sviluppo del software segue il bazaar dell’Open Source per il 95% del codice, ma tiene un 5% di “cattedrale” per la parte che implementa il vantaggio competitivo della singola soluzione.

Nel caso di Android la cattedrale sembra essere nella Dalvik Machine , la macchina virtuale che esegue codice Java aggirando i tortuosi meandri della licenza che la riguarda. Quanto sarà importante la Google Cloud per ChromeOs, invece, lo valuteremo passo passo.

La nuova gestione di dati non strutturati non potrà fare a meno dell’esperienza che si sta maturando intorno a Google Wave. Anche se si vuole innovare i legami col passato sono fermi: “stiamo sviluppando un approccio innovativo alla stampa”, ha detto Brin durante la presentazione, secondo alcune trascrizioni online. I due sistemi operativi di Google convergeranno verso uno solo, ovviamente tra qualche tempo, per ammissione dello stesso Sergey Brin: Android and Chrome are likely to converge over time .
Va però ricordato che pochi giorni fa Eric Schmidt, CEO di Google, aveva dichiarato che c’era spazio per due sistemi operativi targati Google.

Il centro del nuovo mondo sarà certamente lo smartphone , al quale anche Gartner assegna il trionfo nel 2012 restando però un po’ conservativo sulle applicazioni di maggior successo.

E se Google sta sviluppando software innovativo, l’esecuzione sarà pur sempre su un hardware. Già l’abbandono dei dischi rigidi e le nuove interfacce sensibili al tocco sono grandi innovazioni, ma non basta. Anche nell’hardware c’è la regola del 95/5: il 5% è il microprocessore, come ben sa Apple che ha investito bene per sviluppare un suo dispositivo. E maggiore è l’innovazione nell’impiego, maggiore è la necessità di sporcarsi le mani. Oggi ChromeOS è annunciato per chip Intel e un generico Arm, ma domani?
“Torneremo su questo punto”, ha detto Brin.
Aspettiamo.

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