Gli ingredienti per dare alla Pa una svolta innovativa

Progetti concreti, rapporti con gli atenei, standardizzazione, replicabilità delle soluzioni e condivisione dei dati. Queste le mosse su cui devono puntare gli enti pubblici, anche quelli locali.

Partita da una situazione svantaggiata rispetto ad altre industrie verticali, che hanno cominciato il proprio percorso di trasformazione in anticipo, da qualche anno la Pubblica amministrazione si sta organizzando per un salto di qualità. L’impegno a superare la lentezza endemica della burocrazia impone di dare fiducia a programmi che non possono concludersi nel breve termine, tenendo anche conto degli avvicendamenti politici a cui la società italiana è sempre stata esposta. Ma l’intenzione c’è, e non solo quella. Come sottolinea Gianfranco Previtera, vice president Public Sector di Ibm South Region, la creazione di un ministero per l’Innovazione Tecnologica, che deve dialogare fattivamente con la Funzione Pubblica, che cura la trasformazione della Pa, rappresenta una mossa indicativa. Anche se risulta ancora difficile agire sulla mentalità e le resistenze sono ancora forti. "All’Italia – spiega Previtera – servono tre ingredienti: avere la forza di pensare a progetti innovativi e di lungo periodo; sviluppare un solido rapporto con le università e rendere operative le competenze".


Sicuramente, si ha anche bisogno di una maggiore standardizzazione e di rendere sfruttabili i progetti esistenti. "La Pa italiana deve pensare a un passaggio da sistemi di tipo make a una serie di applicazioni facilmente replicabili – prosegue il manager -. È necessario condividere i dati di ogni singolo ente e, in questa direzione, il Cnipa sta operando un grosso sforzo per ottenere l’innovazione".

L’importanza del dato


Innovazione che può assumere vari profili, in primis il Citizen relationship management, oppure l’e-procurement. "Si sta prendendo coscienza delle applicazioni di back end – evidenzia il manager -, vale a dire rendere i dati coerenti e scambiabili. Un aspetto della cui importanza anche le realtà locali cominciano a prendere coscienza". Ed è proprio la Pal che ha maggiore bisogno di chiarezza, di linee guida e di garanzie sulla possibilità di un’integrazione applicativa tra le diverse realtà. "Una sicurezza che può essere garantita solo dalla tecnologia – illustra Previtera – e da questo punto di vista si stanno facendo passi in avanti". Ibm stessa ha posizionato sulla scacchiera della Pa diverse pedine, tra cui l’e-Government Open Solution Center di Roma, che vuol rappresentare non solo una struttura dove vengono presentate delle best practice, ma un luogo in cui attori pubblici e privati si confrontano per costruire delle soluzioni puntuali.


Big Blue tiene in particolare conto anche il rapporto con le università. "Abbiamo dato vita ai Center for Advanced Studies, di cui l’ultimo nato è proprio a Roma", approfondisce l’interlocutore. Si tratta di laboratori in cui gruppi di ricercatori universitari e di Ibm si trovano a collaborare. Nel nostro Paese, si punta a creare competenze di informatica tradizionale e nella sanità, principalmente in direzione biotecnologia, con soluzioni che possano essere replicate con facilità. "Questo aspetto sarà sempre più visto come un punto focale – puntualizza Previtera -. Bisogna spingere su strumenti avanzati, tra cui il VoIp, che sta diventando importantissimo per gli enti locali, i quali devono potersi confrontare con i principali trend internazionali". Altro filone seguito è quello della Business intelligence che sta iniziando a coinvolgere anche le amministrazioni locali e non solo quelle principali.


"È il momento dei dati – indica il manager -, di quegli strumenti che possono veramente capitalizzare la qualità del servizio. Ora, siamo in una fase di presa di coscienza delle potenzialità, le implementazioni sono poche e di tipo sperimentale, ma in pochi anni si cominceranno a vedere le prime vere applicazioni in ambito Pal". Anche i portali hanno l’esigenza di dotarsi di strumenti evoluti di comunicazione con il cittadino e, quanto all’Erp, l’esigenza è forte ma, anche qui, l’utilizzo sta riguardando soprattutto le realtà più grandi che hanno bisogno di razionalizzazione. Le piccole percepiscono meno l’esigenza, anche perché, spesso, i costi sono troppo alti.


"Altro aspetto che nel medio termine andrà verso l’affermazione è quello della gestione dei documenti – conclude Previtera -, ma si parla anche di open standard, magari non ancora in Italia, dove l’interesse esiste ma non viene spinto".

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