Gli errori più comuni che portano alla perdita dei dati

Una ricerca Cisco fa il punto sulle attività dei dipendenti in grado di minare la sicurezza in azienda. Lo studio ha riguardato 10 Paesi fra cui l’Italia.

Un studio condotto a livello mondiale da Cisco ha fatto il punto sulle attività pericolose compiute dai dipendenti e in grado di minare la sicurezza di un’azienda con la conseguente perdita di informazioni.

Lo studio, condotto da InsightExpress, si è basato su interviste effettuate a oltre 2.000 impiegati e professionisti It di 10 paesi (fra cui l’Italia) con lo scopo di esaminare le implicazioni aziendali legate alla sicurezza e al data leakage in un momento in cui lo stile di vita dei dipendenti e lo spazio di lavoro stanno cambiando radicalmente, in seguito all’evoluzione dell’ufficio centrale verso un modello aziendale distribuito con dipendenti remoti.

Di seguito alcuni fra i più interessanti comportamenti rischiosi:

  • Alterazione delle impostazioni di sicurezza sui PC. Il 20% dei dipendenti ha alterato le impostazioni di sicurezza sui propri dispositivi di lavoro per aggirare le policy IT e accedere a siti Web non autorizzati. In Italia questo valore scende al 15%.
  • Utilizzo di applicazioni non autorizzate. 7 professionisti su 10 hanno dichiarato che l’accesso da parte del dipendente a un’applicazione o a un sito web non autorizzato è una delle principali cause della perdita di dati nella loro azienda. Nel nostro Paese, questa convinzione è presente nel 49% dei casi.
  • Accesso non autorizzato alla rete/struttura. Negli anni scorsi, 2 professionisti IT su 5 hanno avuto a che fare con accessi non autorizzati alla rete o alla struttura. In Italia, il 40% dei professionisti IT ha avuto a che fare con dipendenti che, intenzionalmente o non intenzionalmente, sono entrati senza autorizzazione in determinate aree dell’azienda o nella rete.
  • Condivisione delle informazioni aziendali sensibili. Il 24% dei dipendenti ha ammesso verbalmente di condividere informazioni aziendali sensibili con persone non appartenenti all’azienda, come ad esempio amici, parenti o conoscenti. Tra le giustificazioni più comuni “avevo bisogno di confrontarmi con qualcuno”, “dovevo sfogarmi” e “non ci vedo nulla di sbagliato”. In Italia, è il 20% ad aver condiviso informazioni aziendali sensibili con altre persone. Del resto, il 19% dei professionisti IT pensa che i dipendenti condividano dati e informazioni aziendali con persone esterne all’azienda.
  • Condivisione dei dispositivi aziendali. Quasi la metà dei dipendenti intervistati (44%) condivide i dispositivi utilizzati a lavoro con altre persone, non sempre colleghi, senza alcun controllo. Nel nostro Paese, il 30% dei professionisti IT è convinto che i dipendenti condividano con altre persone i dispositivi mobili o i computer portatili aziendali senza alcuna supervisione.
  • Utilizzo dei dispositivi aziendali per comunicazioni personali. Quasi 2 dipendenti su 3 hanno ammesso di utilizzare quotidianamente i PC aziendali per scopi personali (download di musica, shopping, operazioni bancarie, blogging). In Italia, tra i diversi utilizzi di dispositivi aziendali a scopo personale, spiccano l’invio/ricezione di e-mail personali attraverso un account personale (76%) e tramite l’account di lavoro (43%), la ricerca online (57%) e l’online banking (53%).
  • Dispositivi non protetti. Più del 30% dei dipendenti lascia il computer connesso o non protetto da password quando si allontana dalla propria scrivania (il 40% in Italia).
  • Memorizzazione di chiavi di accesso e password. 1 impiegato su 5 memorizza le chiavi di accesso e le password sul proprio computer (il 17% in Italia) o le scrive lasciandole visibili sulla propria scrivania o su post-it attaccati sul computer (il 14% in Italia), o in cassetti lasciati aperti (il 10% in Italia).
  • Perdita di dispositivi storage portatili. Il 22% dei dipendenti trasporta i dati aziendali al di fuori dell’ufficio su dispositivi di memorizzazione portatili (il 27% in Italia).

Se da un lato le aziende permettono ai dipendenti di essere sempre più collaborativi e mobile, dall’altro senza tecnologie di sicurezza , policy, conoscenza e educazione, le informazioni sono più vulnerabili.

Per proteggere efficacemente i dati, quindi bisogna comprendere il rischio a cui può esporsi l’azienda e successivamente impostare i piani tecnologici, le policy e la formazione su tali fattori.

Secondo Cisco, alcune iniziatrive possono aiutare le aziende a strutturare programmi educativi per i dipendenti e piani di risk management. Di seguito alcuni suggerimenti segnalati dall’azienda americana per prevenire la perdita di dati:

  • Fare un’analisi puntuale dei dati (come e dove vengono memorizzati, le modalità di accesso e di utilizzo).
  • Far passare il messaggio che la protezione dei dati equivale a soldi guadagnati e a soldi persi.
  • Istituire degli standard per attuare la sicurezza: determinare policy globali e creare percorsi educativi personalizzati in base alla cultura e alle minacce.
  • Promuovere una cultura di fiducia: i dipendenti hanno bisogno di sentirsi a loro agio nel riferire possibili incidenti in modo che l’IT sia in grado di risolvere velocemente eventuali problemi.
  • Promuovere la conoscenza, l’educazione e la formazione in ambito sicurezza: pensare globalmente ma localizzare e personalizzare i programmi a seconda del paese basandosi sulle diverse minacce e il panorama culturale.
  • La protezione dei dati richiede un lavoro di squadra all’interno dell’azienda. Non riguarda solamente l’IT

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