Giustizia e Microsoft non trovano l’accordo

Il mediatore incaricato di comporre privatamente il contenzioso fra Dipartimento Usa di Giustizia e Microsoft ha gettato la spugna. Nella giornata di oggi si attendono le decisioni del giudice federale.

Si sono interrotte sabato scorso le discussioni in corso tra i
rappresentati di Microsoft e della Giustizia americana, riuniti in
questi mesi per cercare di trovare una risoluzione extragiudiziale
alle accuse di violazione della normativa anti-trust da parte del
gigante del software. Con mancato raggiungimento di un compromesso
ora si attendono le "conclusioni di legge", cioè la sentenza del
tribunale federale che deciderà l’esito della vicenda. "Abbiamo
compiuto tutti i passi in più necessari per risolvere questo caso",
scrive il presidente Bill Gates in una dichiarazione ufficiale, "ma
il governo non ha acconsentito a un compromesso giusto e ragionevole
che avrebbe messo fine alla questione nell’ottica dei migliori
interessi dei consumatori e dell’industria informatica"
.
I colloqui, mediati dal giudice distrettuale Richard Posner
rappresentavano per Microsoft l’ultima chance di arrivare a una
soluzione prima che il giudice Thomas Penfield Jackson rendesse nota
la sua sentenza, rimandata proprio per dare alle controparti il tempo
di negoziare. I dettagli su questi negoziati non sono mai stati resi
noti, ma le voci diffusesi in questi giorni parlavano di importanti
concessioni ipotizzate da Microsoft. Secondo qualche fonte, ci
sarebbero stati anche dissidi fra i rappresentanti del Governo e
quelli degli Stati, con questi ultimi arroccati su posizioni più
rigide e punitive. Tutti si attendono da parte del giudice Jackson
decisioni abbastanza severe, specie dopo le richieste della procura
generale, che aveva invocato una pena particolarmente aspra. La
denuncia presentata dalle autorità federali e da 19 stati americani
ipotizza che la software house di Redmond abbia fatto ricorso negli
anni a pratiche anticoncorrenziali illegali, esercitando un potere di
tipo monopolistico. Nelle sue prime conclusioni, Jackson si era detto
d’accordo con quasi tutti i capi d’accusa, definendo Microsoft un
"monopolio dannoso". Fra le possibili misure, resta sempre quella
della divisione di Microsoft in due o più aziende, ipotesi (perorata
da alcuni accusatori e sempre respinta dall’azienda) che sarebbe
stata all’origine del fallimento dei negoziati. Gli osservatori
ritengono che l’azienda possa avere miglior fortuna in sede di
appello.

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