GEA e Fondazione Edison a fianco delle imprese che esportano

Nasce un Osservatorio volto ad aiutare le aziende italiane, sopratutto di piccole e medie dimensioni, nella scelta dei mercati con le migliori prospettive di sviluppo, in realzione a ciascun settore di riferimento produttivo.

Orientare le aziende italiane nella scelta dei
mercati esteri con le migliori prospettive di sviluppo per ciascun settore di
riferimento produttivo. Questo l’obiettivo che intendono raggiungere la società di consulenza strategica GEA e la Fondazione Edison attraverso l’Osservatorio
che prende dalle due realtà
. Si tratta di uno strumento di analisi delle
opportunità offerte dalle esportazioni verso i Paesi Bric, (Brasile, Russia,
India e Cina), Ucraina e i cosiddetti Next 11 (Bangladesh, Egitto, Indonesia,
Iran, Corea del Sud, Messico, Nigeria, Pakistan, Filippine,
Turchia e Vietnam). Paesi che in anni recenti hanno mostrato uno sviluppo estremamente
dinamico e promettono, ancora per i prossimi, dei tassi di crescita interessanti
per l’export italiano.

L’Osservatorio si rivolge soprattutto alle piccole e medie imprese, le più colpite
dalla stagnazione dei consumi, che vedono deboli prospettive di crescita per i
prossimi anni e che per trovare un impulso positivo al loro business hanno la
necessità di guardare a nuovi mercati e di operare in nuovi scenari.

Considerato che i paesi emergenti guidano la
crescita del Pil mondiale
– ha spiegato Andrea Carrara Managing
Director di GEA – tanto che nel 2016 rappresenteranno oltre il 41%
del totale globale
, sono queste le regioni chiave per la crescita
delle aziende italiane che, grazie a uno strumento come l’Osservatorio,
potranno scegliere dove indirizzare i propri investimenti
“.

L’Osservatorio GEA-Fondazione Edison è costruito
sull’indice Fortis-Corradini, che misura il numero di prodotti in cui ciascun
Paese è primo, secondo o terzo esportatore mondiale.

I dati elaborati dall’Osservatorio
– ha spiegato Marco Fortis, vicepresidente della Fondazione Edison – evidenziano che l’Italia, nonostante la difficile situazione economica, ha
numerose eccellenze competitive che ricoprono importanti primati nella
classifica dell’export mondiale. Nel 2010 l’Italia si trovava al quarto
posto assoluto,
dopo Cina, Germania e Stati Uniti, per competitività
nell’export mondiale tra i paesi del G20, con 923 prodotti che occupano posizioni di primo piano. Ma non solo, i prodotti in cui il
nostro Paese è il primo esportatore mondiale sono ben 239; 334 sono quelli in
cui è in seconda posizione e 350 quelli in cui è al terzo posto
.
Il tutto per un valore complessivo delle esportazioni pari a 173 miliardi di dollari
”.

L’elemento distintivo è rappresentato infatti
dal Made in Italy e, in particolare, il settore delle 4A
ovvero Automazione, Abbigliamento, Arredocasa, Alimentari – i cui prodotti rappresentano
le eccellenze dell’industria manifatturiera italiana
e assicurano al nostro Paese
posizioni di leadership
a livello internazionale con significative performance nell’export.

Nel 2011, i Bric hanno contato per 27,8 miliardi di
euro di export per l’Italia
e i Next 11 hanno presentato una cifra comparabile di
23,6 miliardi di euro. Dal 1999, la dinamica di crescita dei Bric per l’Italia è
stata pari a 4 volte (da 6,7 a 27,8 miliardi di euro) e quella dei Next 11 di
2,7 volte (passando da 8,7 a 23,6 miliardi di euro).

Tra i paesi più interessanti per l’export italiano c’è
la Turchia
verso cui l’Italia nel 2010 detiene 1.535 beni, tra
primi, secondi e terzi posti, per un valore di 8,264 miliardi di dollari. Fra i 490 primi
posti, i più rilevanti sono rappresentati da parti e accessori per trattori e autoveicoli, con un fatturato di
589 milioni di dollari; da macchine e apparecchi per il trattamento dei
metalli (326 milioni di
dollari); da minuterie e oggetti di gioielleria e loro parti (182 milioni
di dollari); da rotaie di ghisa, di
ferro o di acciaio (96 milioni di dollari); da automotrici e elettromotrici
(81 milioni di dollari).

Il dettaglio evidenzia anche che il valore dell’export italiano dei mobili in legno è pari a 27 milioni
di dollari.

Nel settore
alimentare, invece, 3 milioni di dollari derivano dall’export di farina e
agglomerati in forma di pellets e 4
milioni da quello di cioccolata in tavolette o barre.

In Cina, evidenziamo
le macchine per imballaggio e le loro parti per un totale di 520 milioni di
dollari, piuttosto che i
mobili da salotto (76 milioni di dollari) e i tessuti di lana e le pelli
conciate (161 milioni di dollari). Per la Russia possiamo citare le
calzature (409 milioni di dollari), i mobili (388 milioni di dollari), insieme
con vini, spumanti, vermouth (totale 150 milioni di dollari) e per l’Egitto
parti di turbine a gas,
caldaie ad acqua surriscaldata e valvolame (per un totale di 300 milioni di
dollari). Infine, per
l’Ucraina i mobili (91 milioni di dollari), le calzature e l’abbigliamento
(totale 110 milioni di dollari).

Contro ogni previsione, nel 2011 l’export italiano è
già tornato ai livelli pre-crisi
ha affermato Fortis. L’Italia
ha la capacità di stare in tante nicchie diversificate e il fatto di esportare prodotti di nicchia può rappresentare una risposta
agli attacchi dei Paesi che propongono grandi produzioni. Noi abbiamo
eccellenze, di cui parliamo troppo poco, rischiando di non farle conoscere
“.

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