Gartner: più coraggio nell’innovazione

Con Antonio Piroso, consigliere delegato della società di analisi, abbiamo analizzato le tendenze emerse in Italia nel 2001 e le difficoltà delle società a rivedere i processi di business. Il modello Asp rappresenta la soluzione ottimale per ridurre i costi.

Il 2001 sta per finire ed è tempo di bilanci. Qual è stato, secondo Gartner, il fenomeno più eclatante dell’It in Italia?


Sicuramente lo scoppio della bolla Internet che ha sciolto il nodo delle tecnologie come fattore abilitante. E questa è una conferma di quanto già Gartner aveva previsto due anni fa. Affermavamo anche che il futuro delle aziende sarebbe stato il modello “brick and click”, cioè quelle aziende che sanno coniugare l’innovazione con il proprio modello di business. Ma devo dire che il problema vero del nostro Sistema Paese e del management è legato a una scarsa propensione all’innovazione”.

Questo è il grosso problema che da tempo penalizza l’Italia, in quanto da tutte le ricerche risulta un Paese con un basso tasso di innovazione, soprattutto presso le Pmi.


In effetti in Italia ci sono alcune isole di eccellenza, ma bisogna distinguere tra aziende grandi, medie e piccole, tra alcuni settori dell’economia avanzata, come quello dei servizi, e altri legati a metodi più tradizionali, dove non è così forte la spinta all’uso di tecnologie innovative per gestire meglio business, clienti e fornitori. E proprio presso le Pmi non c’è questa propensione, che invece porterebbe loro dei notevoli vantaggi competitivi, perché potrebbero accedere a risorse e competenze allargate. I progetti avanzati di interconnessione verso i fornitori e i clienti sono per la maggior parte ancora in fase di valutazione”.

Però tutto quel mondo di Pmi che ruota attorno alle grandi imprese che hanno già avviato dei progetti innovativi, per ricaduta sarà prima o poi obbligato ad adeguarsi…


In effetti è così ed è quanto sta accadendo anche in Italia. Ma va anche detto che l’innovazione di cui parliamo è data da applicazioni di frontiera, in quanto oggi non esiste un sistema facile che costruisca l’impresa estesa, per esempio dal lato fornitore. Si continua ancora a lavorare con sistemi di tipo Edi, in quanto l’infrastruttura tecnologica consente di fare certe cose, ma non sono ancora pronte le applicazioni concrete sulle quali i clienti possono basare l’abilitazione dei propri processi. E tutte le iniziative in questa direzione di cui siamo a conoscenza sono iniziative di frontiera, dove di solito è la grande impresa che desidera avviare un progetto di azienda estesa e che quindi invita i propri partner ad adeguarsi. Il problema, però, è capire a che cosa adeguarsi. E alla fine ci si adegua su qualche cosa di consolidato, per cui l’Edi va ancora alla grande, c’è qualche iniziativa di Xml, però il problema è l’interconnessione delle applicazioni, che oggi come oggi è già difficile all’interno dell’azienda, figuriamoci cosa significa all’esterno. E questo vale sia sul fronte prodotti e soluzioni che su quello delle competenze”.

E qui si innesca una serie di problemi, tra i quali uno dei primi è il fatto che la Pmi non ha all’interno le competenze necessarie per affrontare il nuovo, anche perché semplicemente non si può permettere le figure dotate di skill adeguati.


È vero, ed è per questo che l’offerta di servizi tende a focalizzarsi sulla grande impresa, che è quella più ricca e innovativa. Per le Pmi, mi aspetto che il modello Asp dia un forte aiuto in questa direzione, anche se fino a oggi non ha avuto successo sia per immaturità del mercato che per mancanza di offerta. Va, peraltro, ricordato che non deve essere confuso con l’outsoucing, in quanto è un servizio standardizzato per tutte le società che vi accedono, nato qualche anno fa negli Usa per soddisfare le esigenze delle start up di poter subito usufruire di un servizio informatico senza doverselo costruire in casa. Oggi il modello Asp è in crisi anche Oltreoceano, a causa della difficoltà di molte dotcom, per cui questo fenomeno ha provocato una mancata partenza di servizi anche in Italia. Ma la formula è vincente”.

Però questo attendismo ha creato non poche difficoltà economiche alle società che offrono servizi Asp, perché non hanno avuto il previsto decollo.


In effetti è così. Tuttavia riteniamo che il modello Asp sia quello che offre il minor costo unitario in assoluto per quelle applicazioni che rappresentano una chiave di successo per le aziende. Secondo noi in futuro arriveremo a un mondo fatto da chi eroga i servizi, un altro da aziende, di qualsiasi dimensione, che li utilizzano e nel mezzo ci saranno realtà che integrano i servizi. Ritornando all’Italia, va riconosciuto che ha un altissimo potenziale di idee e di iniziative imprenditoriali, ma il problema è che queste non diventano sistema. Da sempre le tecnologie hanno costituito uno strumento per migliorare la produttività e quindi diminuire il costo unitario per prodotto. Il punto è che dobbiamo puntare all’efficacia, cioè alla capacità di avviare nuove iniziative grazie alle nuove tecnologie. Questo approccio comporta una trasformazione delle imprese stesse, il favorire nuove idee e contributi delle persone, perché innovazione non significa solo avviare tecnogie innovative, ma nuovi processi di erogazione servizio/prodotto verso il mercato e nuove partnership con i fornitori per ottenere un vantaggio reciproco. Ma quante aziende sono culturalmente pronte a sposare una filosofia di questo tipo?”

Quali sono le priorità emerse per le imprese dopo i fatti dell’11 settembre?


Se all’inizio dell’anno gli investimenti andavano nella direzione dell’aumento dell’efficacia e della diversificazione, e quindi guardavano al nuovo, con la caduta di molte dotcom, le aziende sono ritornate a essere più prudenti negli investimenti Ict, anche perché molti progetti si sono dimostrati fallimentari. Dopo i fatti di New York le aziende hanno abbassato ulteriormente le loro previsioni di crescita e quindi hanno in parte tagliato gli investimenti e posta una forte attenzione al risparmio su tutti i fronti e oggi ci chiedono quali sono le best practice per tagliare i costi e ottimizzare gli investimenti. In tutto questo, è emerso prioritario il problema della sicurezza, intesa come capacità di continuare a erogare prodotti e servizi legati al business. Se prima era considerata un’optional, oggi la sicurezza viene vista come un’area a cui porre la massima attenzione, pur con tutti i relativi problemi di skill. Concludendo, le aziende continuano a guardare con interesse anche ai progetti di Crm, Scm e Knowledge management, ma oggi sono ancora molto caute negli investimenti”.

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