Free hotspot.com lancia la campagna d’Italia

Nonostante digital divide e decreto Pisanu la società punta a crescere nella Penisola. In vista accordi con catene alberghiere

Free hotspot crede nell’Italia anche se la Penisola non è un terreno facile
per questa azienda che vuole coprire l’Europa con i suoi hot spot Wi-fi
gratuiti. Digital divide a parte (il contratto di Free hotpost non prevede la
connettività che deve procurarsela chi vuole ospitare il punto di accesso
Wi-fi), a complicare il quadro è arrivato anche il decreto Pisanu che prevede
l’identificazione di chi accede a Internet da un servizio pubblico. Se in tutta
Europa si accede al servizio solo accettando le condizioni con un normale clic,
in Italia, invece, Francesco di Prima, neo country manager della Penisola, ha
dovuto ricorrere a una scratch card numerata che abbinata a una
fotocopia del documento d’identità permette agli utenti di accedere al servizio
e al possessore dell’hotspot di rispettare la legge.



Una soluzione non comodissima
, difficilmente i bar hanno una fotocopiatrice a disposizione, ma si tratta dell’unico modo per alleviare i proprietari dei locali che ospitano i punti di accesso.
Con l’arrivo di Di Prima e l’introduzione della nuova procedura di accesso la società con sede a Dublino punta espandere in Italia il proprio business che si basa sulla pubblicità. “L’utente che si collega – spiega Di Prima – prima di accedere a Internet vede uno spot di venti secondo che non può saltare. Poi, a connessione avviata, ogni cinque minuti, se cambia indirizzo, apparirà una pubblicità che in questo caso può essere saltata”.



La società irlandese fornisce infatti
gratis
hardware e software, mette a disposizione un numero verde anche
in italiano per l’assistenza, mentre a carico del proprietario del locale rimane
la connettività che dovrebbe essere un’Adsl flat e i costi di installazione che
Di Prima stima al massimo in duecento euro. Dal parrucchiere (Free hotspost.com
ha appena concluso un accordo con una catena di coiffeur nei Paesi bassi) al
concessionario auto al bar chiunque può aprire un punto di accesso che in
Italia, secondo il motore di ricerca ospitato sul sito della società, sono al
momento 76. Una soluzione eccellente soprattutto per tutto quel mondo del
commercio che rimane uno dei settori più lenti nell’adozione delle nuove
tecnologie, ma anche per le strutture turistiche sulle quali punta in
particolare di Di Prima che non a caso è in cerca di accordi con alcune catene
alberghiere.

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