Formazione continua a costo zero

Le imprese possono rivolgersi ai Fondi Paritetici Interprofessionali per avere le sovvenzioni ai loro piani formativi

La formazione continua del personale in azienda in tempi di crisi e il ridotto volume del lavoro può divenire un’opportunità per andare avanti, soprattutto grazie ai finanziamenti a fondo perduto, ancora poco noti, che esistono per coprirne i costi. Il ricorso ad attività di formazione continua è, infatti ancora basso: stando ai dati Isfol (l’Istituto per lo Sviluppo della Formazione Professionale dei Lavoratori) del Rapporto al Parlamento, la partecipazione in Italia nel 2007 è stata solo del 6,2%, contro la media europea del 9,7% e quella auspicata negli obiettivi di Lisbona per il 2010 del 12,5%. Un gap con il resto d’Europa che mette a rischio competitivo le nostre imprese. Un “piano formativo” consta di un insieme di iniziative volte a sviluppare conoscenze e competenze del personale per valorizzare l’occupabilità e la produttività nella rete territoriale e nel settore in cui opera l’impresa: per definire questi piani è, pertanto, richiesta la condivisione delle parti sociali.

Il canale di finanziamento più vicino alle imprese è quello dei Fondi Paritetici Interprofessionali, organismi di natura associativa promossi dalle organizzazioni di rappresentanza sindacali e datoriali, costituiti ai sensi dell’art. 18 della legge 388/2000. Essi finanziano piani formativi aziendali (in forma singola o associata), settoriali, territoriali o individuali, e sono finanziati dal Contributo per Disoccupazione Involontaria dello 0,30% all’Inps che le imprese già versano per i propri dipendenti. Il datore di lavoro può versare tale contributo a uno dei 16 fondi a oggi esistenti, inserendo il codice del Fondo prescelto (elenco codici al sito www.fondinterprofessionali.it) in una delle righe in bianco dei quadri B e C del modulo MD10/2, e indicando il numero dei dipendenti per cui si versa il contributo. Si può aderire a un solo fondo per i dipendenti e a uno dei 3 fondi dedicati alla formazione dei dirigenti, e la contribuzione parte dal primo gennaio dell’anno successivo a quello di adesione. Le risorse vanno in un Conto di Sistema che finanzia Piani Formativi in forma di avvisi periodici rivolti alle imprese aderenti. Alcuni fondi (per ora Fondimpresa, Fondirigenti e Fon.Coop) prevedono inoltre un Conto Formazione, che è di fatto un conto personale dell’azienda su cui finisce una quota variabile dei versamenti (il 70% per Fondimpresa): soldi che l’azienda può richiedere in qualsiasi momento per finanziare i propri piani formativi ad hoc, con tempi di erogazione nell’ordine di pochi giorni. Una quota variabile di co-finanziamento da parte dell’impresa è, in genere, sempre richiesta, ma può essere coperta con il costo del lavoro perso del dipendente in formazione. Secondo dati Isfol, dalla loro nascita (gennaio 2004) a oggi i fondi hanno accumulato 1.537,4 milioni di euro (con uno start-up statale di 203 milioni), di cui a novembre 2008 ne sono stati stanziati 764 per mezzo di avvisi e tra 40 e 50 tramite Conto Formazione. Fondimpresa è il primo fondo con il 42% di imprese aderenti (circa 62.000 unità), e quelle del settore Ict compaiono al terzo posto per tipologia settoriale.

Oltre ai fondi, esistono altre risorse, come il Fondo Sociale Europeo (di cui è ora in partenza la nuova programmazione 2007-2013, e che nella precedente ha destinato 1.870 milioni di euro), e le risorse della Legge 236/93, che in congiunzione alla 53/2000 stanzia alle regioni circa 105 milioni di euro l’anno, tra Piani formativi condivisi e Voucher individuali: particolare interesse suscitano questi ultimi, trattandosi di buoni formativi che possono essere richiesti dal singolo dipendente, e che vengono gestiti in forma di Cataloghi di formazione da certe regioni e da alcuni Fondi (come Veneto, Lombardia, Fondimpresa e Fondirigenti).

La sovrapposizione di risorse permette di coprire i costi di un Piano Formativo attingendo a più filiere e a supporto delle imprese nella definizione e gestione dei piani ci sono associazioni come FormaMec, ente di formazione della Federazione di Confindustria Anima, accreditato presso la Regione Lombardia dal 2001. «L’accessibilità ai finanziamenti – afferma Barbara Pigoli, vice direttore FormaMec – è resa difficile dalla scarsità e frammentarietà delle informazioni e dal linguaggio tecnico usato. Inoltre, un Piano Formativo deve essere organico, diventare costitutivo della prassi aziendale, e bilaterale, con

l’intercettazione della domanda formativa in sede di dialogo sociale sul territorio, ma la conflittualità nelle rappresentanze sindacali e l’incapacità a livello dei datori di dare risposte concrete al fabbisogno formativo aziendale fa sì che questo sia elargito dagli enti di formazione titolari dei Progetti Quadro, spesso non espressione delle parti sociali. In genere, solo le grandi imprese hanno al loro interno le competenze per definire propri Piani Formativi, mentre le Pmi, che più ne avrebbero bisogno, non ne sono capaci e perdono l’occasione di utilizzare correttamente i finanziamenti». FormaMec offre gratuitamente sostegno per l’analisi del fabbisogno formativo in azienda, la progettazione di piani su misura e la gestione di tutta la parte burocratica, oltre a indirizzare le realtà fuori la Lombardia verso strutture competenti per le loro aree.

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