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Il Fintech inizia a diffondersi nelle banche italiane

Il Fintech non è materia solamente per startup. Anche i gruppi bancari, per cogliere l’onda dell’innovazione, stanno cercando di proporre alla clientela servizi di questo tipo.

Il rapporto della Regione Lombardia “I servizi Fintech per le Pmi lombarde” cita un’indagine della Banca d’Italia che ha analizzato l’adozione delle innovazioni tecnologiche applicate ai servizi finanziari effettuata dalla Banca d’Italia nel dicembre 2017.

Dallo studio emerge con chiarezza che gli intermediari creditizi italiani sono attenti al fenomeno dell’evoluzione tecnologica, hanno avviato un ampio numero di progetti (283 censiti da circa 50 banche) ma al momento sono pochissime le iniziative che sono già sfociate in prodotti o servizi fruibili dalla clientela.

Fra queste però soltanto un numero esiguo si rivolge alle Pmi e le banche non hanno destinato a questi progetti risorse finanziarie in misura adeguata (soltanto 135 milioni di euro secondo la Banca d’Italia) rispetto ai circa 4 miliardi di euro che costituiscono il costo annuale per la gestione dei sistemi informativi presso tutte le aziende di credito.

Dall’indagine emerge che la categoria che attrae circa la metà degli investimenti è quella dell’automazione dei servizi per la clientela, senza peraltro che sia possibile distinguere se si tratti di quella privata o corporate.

La seconda voce per importanza è costituita dalle tecnologie a supporto dei processi operativi interni, che non ricadono direttamente sulle Pmi, mentre rivesto no un ruolo marginale gli investimenti in tecnologie per la conclusione di contratti a distanza e i servizi di pagamento. Resta invece bassa la rilevanza dei progetti di crowdinvesting e gli strumenti di finanziamento alternativo per le imprese.

Nonostante le osservazioni critiche, il rapporto elenca i servizi presenti nelle banche della regione (anche se in un ambito come quello tecnologico parlare di ambito regionel è un po’ fuori posto).

Banca Sella, Intesa e Gruppo Bpm

Le banche più attive sono quelle di grandi dimensioni, ma spicca l’attività di istituti di credito di minori dimensioni come Banca Sella in grado di proporre alcune soluzioni Fintech e soprattutto ha intrapreso un progetto molto vasto di sostegno all’ecosistema  dello sviluppo di nuove soluzioni anche mediante la promozione del Fintech District di Milano.

Altre banche di medie dimensioni, come per esempio Banca del Piemonte, perseguono una strategia Fintech di tipo indiretto, basato cioè sulla partecipazione al capitale di iniziative esterne. Questo è risultato vero per la maggior parte dei grandi gruppi, che percorrono sia la strada dello sviluppo interno sia quella dell’open innovation facendo leva su soggetti esterni in modo da accelerarne lo sviluppo.

Banca Intesa Sanpaolo ha previsto investimenti complessivi nell’innovazione, diversi dalla formazione, per circa 4,8 miliardi di euro complessivi nel piano industriale 2018-2021, di cui 2,8 miliardi per completare la trasformazione digitale. Un’altra banca di matrice lombarda, il Gruppo Banco Bpm, ha intrapreso un progetto significativo in tema Fintech denominato “Digital Omnichannel Transformation Dot”.

Il suo completamento è previsto nell’arco del piano industriale del triennio 2016/2019 e ha come fine quello di introdurre a tutti gli effetti la cultura digitale in modo attivo e proattivo e con un uso esterno ed interno dalla banca.

Il progetto si articola in 6 capitoli principali: l’attenzione ai clienti, con attenzione ai servizi e al momento dei disservizi; lo sviluppo dell’omnicanalità, con gestori remoti; l’implementazione di servizi digitali e credito alle imprese; il digital lending, con lo sviluppo del processo end-to-end totalmente digitale; l’evoluzione dei sistemi di pagamento con l’introduzione di strumenti e sistemi altamente innovativi; l’adozione di metodologia di analisi dei big data da porre al servizio di diversi processi della banca.

 

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