Federculture: tattiche per una strategia della cultura

Sei proposte concrete per rilanciare il finanziamento della cultura in Italia. Alcune vedono la Pa come abilitatrice, altre sono rivolte alla Rete. Insieme potrebbero funzionare.

Una strategia per la cultura, una strategia per il Paese è il titolo dell’annuale Rapporto di Federculture, presentato lunedì 20 gennaio da Roberto Grossi (Presidente di Federculture) e dai relatori Gianluca Comin, Piero Fassino, Claudia Ferrazzi, Stefano Rodotà.
Elaborato nel 2013, il rapporto – presentato da Laura Boldrini, tra l’altro autrice dell’introduzione – è pieno di numeri, statistiche ed indicatori.
Tutti gli indici sono concordi nell’indicare il bassissimo impegno degli italiani verso l’esposizione della cultura e la promozione del turismo.
E’ in crollo verticale il finanziamento pubblico, scarso il mecenatismo reale, bassa la partecipazione dei visitatori italiani. Ma stavolta, anziché limitarsi a snocciolare i dati di un insuccesso, l’impegno di tutti i relatori è andato verso l’elencazione di proposte di qualsiasi tipo che possano contribuire ad invertire il trend negativo, con un risultato decisamente interessante. Qui di seguito elenchiamo sei proposte concrete emerse dal Rapporto: sei soluzioni tattiche che, se realizzate a livello di sistema, permetterebbero l’afflusso di cospicui fondi verso il sistema culturale e turistico inazionale.


Tre proposte alla Pa

Prima osservazione. Se il governo Letta ha introdotto una detrazione per l’acquisto di libri, perché non dovrebbe essere possibile anche la detraibilità delle spese per cultura e formazione di giovani e famiglie? Teatro, concerti, mostre, musei e anche corsi che abilitano alla pratica artistica e musicale potrebbero ben figurare nella lista.
Seconda ipotesi. Di grande utilità sarebbero consulenze e supporto per la progettazione culturale integrata. Federculture, Anci, Dps e Mibact stanno portando avanti la realizzazione del Fondo di Progettualità Culturale, uno strumento operativo per rilanciare la qualità dei progetti nella cultura e favorire l’accesso ai finanziamenti europei.
Terza, la nuova imprenditorialità. Anche le startup nel settore culturale potrebbero essere favorite con semplicità. I modelli virtuosi non mancano: per fare un esempio, a Scicli una cooperativa giovane tiene aperti tutti i palazzi storici, le chiese e i monumenti e li illustra in cambio di un’offerta libera. Queste iniziative possono diventare una proposta: perché non affidare la gestione di siti minori ad imprese di giovani per rendere fruibili e vitali luoghi altrimenti destinati all’oblio?


Tre proposte alla Rete

Quarta ipotesi, digitale per turismo e cultura. Nell’ambito dell’attuazione dell’Agenda Digitale, la realizzazione di una piattaforma multicanale, basata su tecnologie digitali avanzate, favorirebbe la gestione veloce e personalizzata di tutte le fasi di acquisto e consumo del viaggio turistico-culturale in Italia.
Quinto canale: la smart city. La fruizione della cultura è un argomento che può essere tranquillamente inserito nella amplissima tematica delle Smart City, ha osservato Gianluca Comin, direttore Relazioni esterne e Comunicazione Enel. Un’operazione di questo genere sarebbe molto attuale, anche in vista di Expo 2015.
Sesta proposta, il microfinancing. Anche la Rete può diventare subito un sopporto economico. In quest’ambito possiamo imparare almeno una lezione, che ci ha portato Claudia Ferrazzi, Segretario Generale dell’Accademia di Francia: la raccolta di microdoni, piccole donazioni a favore di progetti o entità culturali (il Louvre in primis).
C’è da auspicare, con le parole di Comin, che il prossimo rapporto sia esclusivamente una lista dei progetti che verranno realizzati nel corso del 2014.

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