EuroIspa dichiara guerra alle telecom europee

Gli Internet service provider europei, riuniti a Bruxelles, hanno denunciato una situazione insostenibile. Il mercato della Rete nel VecchioContinente e, infatti, strozzato tra la concorrenza d’Oltreoceano.

Gli effetti della liberalizzazione delle Tlc in Europa tardano ad arrivare
e gli Internet service provider del Vecchio Continente alzano la voce per
porre fine a una situazione che li vede estremamente penalizzati nei
confronti dei concorrenti d’Oltreoceano.
Sono questi, in estrema sintesi, i contenuti di una due giorni di dibattiti
e workshop, organizzata da EuroIspa (European Internet Service Provider
Association) a Bruxelles presso il Parlamento Europeo.
Jim Dixon, presidente di EuroIspa, ha denunciato l’insostenibile situazione
affermando con vigore che questo deve essere l’anno del cambiamento. Non
solo gli ex (sulla carta) monopolisti usano la propria posizione dominante
per influenzare e "mettere nell’angolo" il mercato della Rete in Europa, ma
continuano a praticare livelli di prezzo inaccettabili, a detta di Dixon,
rispetto alla realtà statunitense. Il presidente di EuroIspa ha portato il
seguente esempio: "Un tipico Isp europeo paga 20 volte di più, rispetto
a un’analoga controparte americana, la stessa quantità di banda all’interno
di una città. Il risultato è che negli Usa si contano 7.500 Isp, mentre nel
Regno Unito (circa un quarto della popolazioni degli Usa) se ne hanno 250:
quanti nella sola Silicon Valley. H evidente che il baricentro di Internet
si sia spostato verso gli Stati Uniti"
.
Hubert Ungerer, membro della Commissione europea competente per le
telecomunicazioni, ha aggiunto: "Abbiamo bisogno di una riforma
sostanziale del modo di definire i prezzi per tecnologia e servizi. Una
riforma che non possiamo lasciare alla sola definizione di regole, ma che
deve essere alimentata da una pressione competitiva"
.
Secondo Dixon il ’98 potrebbe essere l’anno della svolta anche grazie alla
concorrenzialità di diversi fattori di mercato, quali la liberalizzazione,
e tecnologici, come l’introduzione della wave division multiplexing. Questa
tecnica, in estrema sintesi, consente di moltiplicare per 250 circa, la
quantità di dati che può essere trasmessa su una singola fibra ottica,
senza significativi investimenti aggiuntivi. Pertanto, può contribuire a
ridurre i costi notevolmente.
La lentezza del mercato, però, preoccupa gli Isp europei. WorldCom, per
esempio, sta installando un cavo sottomarino, in collaborazione con Gemini,
che porterà un sicuro impulso al mercato europeo con una non indifferente
aggiunta di banda. Ma, se da un lato WorldCom sta rompendo l’egemonia dei
vecchi carrier europei, dall’altro si sta creando un proprio monopolio.
L’investimento per il progetto insieme a Gemini è stato valutato in circa
500 milioni di dollari complessivi, ma sembra frutterà da subito 450
milioni di dollari al mese.
Come se ciò non bastasse, gli Isp europei vengono "bastonati" anche sul
fronte dei clienti, che i monopolisti "comprano" con offerte fuori dalle
regole di mercato. Marco Barbuti, direttore generale di Italia On Line
(Iol), ha denunciato come lo stesso resoconto annuale di Telecom Italia
dimostri le mosse illegali. Il rapporto, infatti, mostra che gli enormi
disavanzi di Tin (Telecom Italia Net), di poco inferiori ai cento miliardi
di lire, sono stati coperti da Telecom Italia, in barba alle regole
antitrust vigenti. +Nessun altro Isp può sostenere spese del
genere;
, ha dichiarato Barbuti, ricordando che Tin offre agli studenti
un accesso a Internet completo di tutti i servizi per circa 150mila
all’anno, mentre i costi di una tale offerta si avvicinano al milione di
lire. Iol si è rivolta all’antitrust italiana già in febbraio, ma ancora
non ha ricevuto alcuna risposta.
Ungerer ha ammesso che non si tratta di un caso isolato e che analoghe
istanze sono state presentate a varie autorità antitrust locali e sono
anche giunte in seno alla Commissione europea, offrendo una pallida
speranza per una rapida soluzione. Ma il commissario è sembrato confidare
soprattutto sugli sviluppi determinati dalle pressioni della competizione.
+Se dobbiamo aspettare sei mesi per una decisione, diventa inutile;,
ha chiosato Barbuti.

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