Enterprise 2.0 fa evolvere il modello aziendale

Il contributo che presentiamo è frutto di una collaborazione tra Lineaedp e gli Osservatori Ict & Management della School of Management del Politecnico di Milano. www.osservatori.net

Lo sviluppo radicale di Internet e del World Wide Web, meglio nota come Web 2.0, ha modificato in modo irreversibile il rapporto tra gli utenti e la rete. Nell’ultimo anno l’attenzione si è però spostata sui possibili effetti dell’applicazione di queste stesse logiche di relazione e contribuzione diffusa all’interno delle imprese. Nasce così l’Enterprise 2.0, che non è in sé un fenomeno tecnologico, ma il risultato di una progressiva evoluzione sociale e organizzativa che trova nelle nuove Ict un importante fattore di accelerazione. Tra le tecnologie abilitanti di questo nuovo modo di pensare l’impresa un particolare rilievo va agli strumenti di social computing (quali blog, wiki, social network, Rss e folksonomie), ma, poiché il contesto è quello dell’impresa, anche all’adozione di nuovi approcci infrastrutturali e applicativi (come le Service oriented architecture, il Business process management, i mash up e le Rich Internet application) nonché di nuovi modelli di offerta, come il Software-as-a-Service (SaaS).

Per comprendere le prospettive del fenomeno in Italia, l’Osservatorio Enterprise 2.0 della School of Management del Politecnico di Milano ha analizzato 70 casi di imprese e Pubbliche amministrazioni. Dall’analisi emerge come una percentuale rilevante e crescente di imprese italiane, di grandi e piccole dimensioni, mostri un notevole interesse nei confronti dell’applicazione degli strumenti Enterprise 2.0 (34%) e si stia muovendo concretamente nella direzione di una loro implementazione futura all’interno dell’organizzazione (14%).

I bisogni emergenti a cui le imprese cercano di dare risposta con l’Enterprise 2.0 possono essere rappresentati come in figura 1.

Sebbene l’Enterprise 2.0 possa dare risposta all’emergere di tutti questi bisogni, l’analisi delle applicazioni e dei progetti in corso nelle aziende permette di individuare tre diversi modelli o percorsi verso l’Enterprise 2.0:

• Social enterprise (24%), in cui l’obiettivo prevalente è la creazione di nuovi schemi di collaborazione, condivisione della conoscenza e gestione delle relazioni;

• Open enterprise (14%), dove si parte da un ripensamento dei sistemi per aprire l’organizzazione ai contributi che vengono dal mondo esterno e creare modalità nuove di interazione con clienti, fornitori e partner;

• Adaptive enterprise (14%), in cui l’obiettivo di partenza è la creazione di ambienti capaci di seguire la dinamica dei processi aziendali e rispondere con maggior personalizzazione ed efficacia alle molteplici esigenze dell’utente.

Tutti i percorsi analizzati offrono grandi opportunità di innovazione a cui corrispondono, tuttavia, altrettanto importanti bisogni di cambiamento organizzativo, che frenano oggi molte organizzazioni nell’intraprendere un cammino verso l’Enterprise 2.0.

Per comprendere le prospettive future sono stati coinvolti attraverso survey e interviste dirette 65 Chief information officer di alcune tra le principali organizzazioni operanti nel nostro paese. Il 58% di loro ritiene che si tratti di un trend rilevante, che le imprese devono comprendere per far evolvere il proprio modello di impresa. Alcuni di loro (11%) assumono una posizione ancora più “radicale”, affermando che siamo di fronte alla nuova rivoluzione che cambierà il modo di “fare organizzazione”. Meno incoraggiante il dato che emerge circa il livello di coinvolgimento del vertice aziendale: nella maggior parte dei casi i Cio definiscono il top management disinteressato (22%) o per lo meno poco informato o consapevole degli impatti sul business (52%). Sempre secondo i Cio, sono proprio la scarsa comprensione delle potenzialità (51%), la difficoltà a identificare e valutare i benefici economici (48%) e la necessità di cambiamenti organizzativi (37%) a rappresentare le principali barriere allo sviluppo di iniziative Enterprise 2.0.

La governance di un fenomeno di tale portata non potrà che essere anch’essa 2.0: emergente, aperta e collaborativa. La ricerca ha evidenziato un alto livello di consapevolezza del cambiamento e l’esistenza di diverse vie all’Enterprise 2.0 che i Cio stessi stanno intraprendendo:

• la prima via è del Cio prudente (54%). È un percorso graduale fatto di piccoli passi in cui strumenti e tecnologie vengono introdotti quando richiesti dagli utenti e se il budget e l’attenzione da parte dell’organizzazione lo consentono;

• la seconda via è quella del Cio urbanista (12%) che cerca di porre le basi a livello infrastrutturale e di governance, definendo un insieme di regole e di standard che possano fungere da “piano regolatore” per lo sviluppo delle iniziative successive;

• la terza via possibile è quella del Cio animatore (16%), che si concentra sulla relazione con il business e la proposizione attiva di opportunità di innovazione, tra le quali particolare attenzione può rivestire l’applicazione di strumenti Enterprise 2.0.

L’esempio del comportamento dei Cio più coraggiosi mostra, infine, l’esistenza dalla quarta via, un percorso che non accetta compromessi, e segue il più velocemente e coerentemente possibile entrambe le direzioni (18%). Per riuscirci, però, il Cio deve divenire un po’ come un Giano Bifronte, capace di gestire nella sua funzione, e nel suo stesso ruolo, un difficile dualismo: da un lato l’animatore, capace di promuovere e stimolare l’iniziativa degli utenti, dall’altro l’urbanista, progettista e garante di policy e standard. Un Cio equilibrista, sperimentatore, responsabile, capace di correre sul filo dell’innovazione, dominando l’arte di conciliare gli opposti.

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