Energia, Pmi Italiane pagano le bollette più salate d’Europa

a cura di Euroreporter.eu

“In questo periodo di crisi economica e finanziaria è semplicemente inaccettabile che le imprese e i consumatori europei debbano sopportare il peso del cattivo funzionamento del mercato dell’energia”.

Così si è espresso Andris Piebalgs, Commissario responsabile per l’energia, a commento della decisione di Bruxelles di inviare una lettera di costituzione in mora a 25 stati membri, tra cui l’Italia, per la mancata liberalizzazione del mercato energetico. Per l’elettricità si era già espressa anche Confartigianato denunciando i costi elevati che gravano sulle spalle delle imprese.

Diversa la situazione per il mercato del Gas per cui il governo si è deciso per una riduzione dei costi nella bozza di piano anti-crisi.

Austria, Belgio, Bulgaria, Repubblica ceca, Danimarca, Germania, Estonia, Spagna, Finlandia, Francia, Grecia, Ungheria, Irlanda, Italia, Lituania, Lettonia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia, Slovacchia, Svezia e Regno Unito vengono richiamate dall’Ue ad applicare il secondo pacchetto del 2003 per il settore dell’energia. Più in particolare le richieste della Commissione si concentrano “sulle disposizioni che garantiscono una concorrenza equa nell’interesse dei consumatori”.

In Italia la questione è stata riesumata da Confartigianato che ha stilato una classifica delle regioni, delle province e dei settori in cui gli imprenditori subiscono le differenze di costo per l’elettricità più ampie rispetto all’Europa. Nel nostro paese gli imprenditori pagano bollette del 38,7% più alte rispetto alla media Ue. “Il pessimo record italiano sul fronte del caro-energia”, osserva il Presidente di Confartigianato Giorgio Guerrini, “dipende soprattutto dal mancato completamento della liberalizzazione del mercato dell’energia”.

A livello settoriale, le aziende maggiormente penalizzate sono quelle manifatturiere e delle costruzioni che complessivamente pagano un maggior onere rispetto alla media europea pari a 5.782 milioni euro, mentre le imprese dei servizi subiscono un maggiore costo di 2.641 milioni euro. Un quadro davvero poco rassicurante se si calcola che, confrontando i prezzi dell’energia elettrica al netto delle imposte nei 10 paesi europei (Austria, Cipro, Danimarca, Estonia, Grecia, Irlanda, Lussemburgo, Lettonia Portogallo e Polonia) che non hanno produzione di energia elettrica con il nucleare, il costo in Italia, escluse le tasse, è del 48,1% in più rispetto agli altri paesi membri.

Dati confermati dall’ultimo rapporto Eurostat sul prezzo dell’energia elettrica che include l’Italia. Nel 2007 i nostri imprenditori pagavano, tassazioni varie incluse, le bollette più salate d’Europa. Per quanto riguarda i costi del gas applicati all’industria l’Italia, stando ai dati Eurostat, risulta perfettamente in linea con la media europea. Tuttavia, a fronte della reazione della Commissione europea, i prezzi registrati nell’Ue risulta no evidentemente troppo alti e viziati dalle difficoltà di nuovi operatori ad entrate nel mercato.

Il governo italiano è intervenuto a proposito con l’articolo 3 della bozza del decreto anticrisi che prevede appunto una riduzione dei costi dell’energia per imprese e famiglie. Il testo impone alle società che abbiano immesso nella rete nazionale più del 40% del gas naturale complessivamente destinato al mercato nazionale (ossia l’Eni) di cedere 5 miliardi di metri cubi di gas alle condizioni fissate dall’Autorità per l’Energia.

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