Effetto 11 settembre, quale influenza sulle abitudini di acquisto degli italiani?

Se lo è chiesto Findomestic Banca che ha aggiunto un supplemento apposito alla VIII edizione del suo Osservatorio sui modelli di consumo di casa nostra

Il quesito, dopo i fatti dello scorso 11 settembre, sembra d’obbligo. Sono
cambiati – e se sì, come – i comportamenti di acquisto dei consumatori italiani?
Se lo è chiesto l’Osservatorio di Findomestic Banca che sull’argomento ha
realizzato una rilevazione ad hoc condotta telefonicamente su un campione di
tremila famiglie, in tutto simile a quello utilizzato per la sua indagine
classica.
Passata l’ondata emotiva per gli avvenimenti
che hanno sconvolto New York, i dati più rilevanti sono la constatazione di una
diminuzione negli acquisti voluttuari e la percezione – per il 79% degli
intervistati – che alcuni cambiamenti saranno inevitabili, ma che a essi ci si
abituerà senza troppe difficoltà.

Se a risentire di più del momento di crisi sono senza dubbio le categorie
Viaggi e Turismo, il genere Consumi Culturali in senso lato (libri, giornali, telegiornali
e supporti multimediali) registra un netto incremento. Sostanzialmente stabili
le intenzioni di spesa per il settore Alimentare e quello
degli Elettrodomestici bianchi. Più complesso invece il discorso per quanto
riguarda l’Informatica per il segmento home. Stando a quanto emerso
dall’indagine, i soggetti che già possiedono un equipaggiamento hardware, come
per esempio un personal computer, non sembrano intenzionati a sostituirlo nel
breve periodo, mentre coloro che non hanno ancora effettuato il loro primo
acquisto continuano a essere interessati a farlo. Per due famiglie su tre,
infine, le spese per svaghi e tempo libero proseguono come prima, a conferma del
fatto che gli avvenimenti di New York sembrano aver toccato maggiormente la
sensibilità emotiva, rispetto a quella economica delle famiglie
italiane.
La palma dei pessimisti – specie nelle previsioni sul breve
periodo, ovvero da qui a tre mesi – spetta alle donne e agli over 40 che risiedono
nel Nord-Ovest del Paese e che possiedono un livello d’istruzione più bassa.
Basta però spostare la previsione a un anno per riequilibrare il numero dei pessimisti e
degli ottimisti a favore di quest’ultimi, che salgono al 52%.

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